Draghi: “La ripresa arriverá solo a fine 2013”

FRANCOFORTE  – Era un sospetto ed ora é una certezza. La ripresa nell’Eurozona arriverà solo a fine 2013. La recessione, quindi, continuerà a dominare lo scenario economico ancora nei prossimi mesi  mesi. In altre parole, bisognerà avere pazienza: anche il prossimo anno si concluderà con una crescita media negativa.

Prima è stato il Fondo monetario internazionale con le sue previsioni. Ora, la doccia fredda arriva dalla Banca centrale europea, che certifica una ‘’debolezza economica che si prolungherà nel prossimo anno’’. Ma l’istituto europeo non si limita ad annunciare che la recessione (depressione per alcuni economisti come ad esempio il Nobel Paul Krugman). Va più in là e dà un colpo di scure alle sue stime sul 2012 e il 2013: i tassi d’interesse restano allo 0,75%, ma il consiglio direttivo riunito a Francoforte ha discusso l’ipotesi di un taglio.
– Fanno comunque ben sperare i segnali di miglioramento dei mercati dei titoli di Stato e delle borse – spiega il presidente Mario Draghi -. In Germania e Francia si assiste ad una rinnovata fiducia delle imprese, anche in Italia la survey sui produttori del manifatturiero a novembre è migliorata più del previsto a novembre. Ma – aggiunge Draghi – la persistente incertezza e il processo inevitabile di riduzione del debito, sia privato che pubblico continueranno a imporre un pesante costo-crescita.
Da qui, le nuove ‘staff projections’ della Bce. L’istituto europeo prevede la contrazione una contrazione del -0,5 per cento per il 2012 (-0,4% tre mesi fa) mentre l’Eurostat ha certificato ieri un -0,1% nel terzo trimestre (-0,2% nel secondo). La vera doccia fredda, però, arriva sul 2013. Questo era atteso in Europa come l’anno della ripresa ed invece dovrebbe concludersi, secondo la Bce, con un -0,3% del Pil dei Diciassette che mette una pietra sopra al +0,5% stimato appena tre mesi fa.
Andrà meglio solo nel 2014, quando la Bce si attende un +1,2% di crescita.
– Una ripresa graduale dovrebbe iniziare più in là nel 2013 – spiega Draghi – grazie alla politica monetaria ‘accomodante’, al miglioramento dei mercati e delle esportazioni.
Ma la Bce ‘’continua a vedere rischi al ribasso’’, fra cui le incertezze sulla crisi del debito e il ‘fiscal cliff’ americano. Uno scenario in cui la Bce, ieri, ha preferito tenere in secco le sue munizioni: prolungate, come atteso, le aste ordinarie di liquidità a importo illimitato e tasso fisso.
– Sui tassi – ha spiegato Draghi – c’è stata un’ampia discussione, ma il consenso è stato quello di mantenerli invariati.
Ma si è parlato di un taglio e alcuni governatori sono a favore, e all’Eurotower si discute anche di un tasso negativo sui depositi bancari, una ‘tassa’ sulle banche che non prestano che rimetterebbe in circolazione liquidità. Rimane nel cassetto il ‘bazooka’ anti-spread annunciato dalla Bce ad agosto e a cui i governi in difficoltà, Madrid al primo posto, finora non hanno voluto ricorrere.
– Non diremo ai governi cosa devono fare, è una decisione loro – spiega Draghi interpellato sulla Spagna e l’Italia. L
Quindi il presidente della Bce taglia corto:
– L’ipotesi della ‘mutualizzazione del debito’ è lontana. Non ha senso iniziare dagli eurobond.
Non ha dubbi sulla giustezza dei provvedimenti arientati all’austerità imposti alla Grecia (‘’guardate le misure che abbiamo adottato’’ per venirle incontro, dice riferendosi al taglio del debito) e si difende sul piano personale:
– Non ci sono conflitti d’interesse con la mia passata attività in Goldman Sachs, né con l’appartenenza al potente Gruppo dei Trenta.

A.T.

 

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