Consegnato all’Ue il Nobel per la pace

OSLO – Si è svolta ieri nella Norvegia euroscettica (che paradosso) la cerimonia di consegna del premio Nobel per la Pace all’Unione europea. Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente del Comitato del Nobel Thornbjoern Jagland al presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, il presidente della commissione Europea, Jose Manuel Barroso e il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz.
Jagland, ha spiegato che l’Ue è stata scelta per avere aiutato “un continente di guerra a diventare in continente di pace. In questo processo l’Ue si è distinta particolarmente”.
Jagland ha consegnato medaglie e diplomi ai presidenti Ue Herman Van Rompuy, della Commissione Josè Manuel Barroso e del Parlamento Martin Schulz. Nel suo discorso, Jagland ha detto anche che l’unità europea è diventata sempre più importante nel contesto della crisi economica. “La cornice politica in cui l’Unione è radicata è più importante ora che mai. Dobbiamo affrontarla insieme, abbiamo una responsabilità collettiva”, ha detto.
“Voglio rendere omaggio a tutti gli europei che hanno sognato un continente di pace e a quelli che lo hanno reso una realtà”, ha detto il presidente dell’unione Europea nel discorso di accettazione del premio, sottolineando come la pace dopo la seconda guerra mondiale non sarebbe stata forse “così duratura” se non vi fosse stata l’Unione europea.
Quindi, forse per rimediare alla dimenticanza dello staff del Consiglio europeo che in una prima versione di un video preparato per la cerimonia non aveva citato l’Italia tra i Paesi fondatori, Van Rompuy ha ricordato i leader dei sei stati che firmano il trattato di nascita della Comunità europea a Roma, definita in italiano la “città eterna”.
Il presidente dell’unione Europea ha poi sostenuto che la “peggiore crisi economica in due generazioni” vissuta in Europa negli ultimi decenni sta mettendo “a dura prova” gli “stessi legami politici della nostra Unione”. Quando le famiglie sono in difficoltà, i lavoratori vengono licenziati e gli studenti disperano di trovare un lavoro, ha detto ancora Van Rompuy, quando “la prosperità e l’occupazione appaiono minacciate, è naturale vedere che i cuori si induriscono, gli interessi si restringono”. “Per qualcuno non solo le decisioni, ma lo stesso fatto di decidere insieme, viene messo in dubbio”, ha aggiunto il leader europeo, sottolineando che bisogna rispondere a questi dubbi “con le azioni, fiduciosi nel fatto che avremo successo. Dobbiamo superare una dura prova, ma ne usciremo insieme”. “Sono orgoglioso di essere europeo”, ha concluso ricevendo una standing ovation di tutti i leader europei.
Dal canto suo Barroso si è invece impegnato a difendere l’euro: “Oggi uno dei simboli più visibili della nostra unione è nelle mani di tutti. E’ l’Euro, è la valuta dell’Unione Europea. La difenderemo”, ha detto.
L’Unione Europea ha reso noto che devolverà la somma ricevuta con il premio Nobel a progetti umanitari a favore di bambini vittime della guerra e dei conflitti integrandola con un importo equivalente per raggiungere i 2 milioni di euro. Ad assistere alla cerimonia re Harald e la famiglia reale di Norvegia, e molti capi di stato e di governo dei 27. Tra questi il premier Mario Monti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il premier spagnolo Mariano Rajoy. Presente anche il presidente della Bce Mario Draghi. Ma vi sono anche assenze illustri, che hanno già fatto discutere, come il premier britannico David Cameron, che ha inviato il suo vice più europeista, Nick Clegg, e gli euroscettici Freidrik Reinfeldt e Vaklav Klaus, rispettivamente premier di Svezia e della Repubblica Ceca.

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