Napolitano: “Consolidare la credibilità che l’Italia può vantare oggi”

ROMA – “L’intensa attività internazionale che ho svolto nel corso del mio mandato non sarebbe stata possibile senza il costante e intelligente supporto, intellettuale e operativo, della Farnesina e dell’intera rete diplomatico-consolare”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla Farnesina alla IX Conferenza degli Ambasciatori italiani nel mondo, aperta ieri mattina dal Ministro Terzi.
– La Farnesina – ha aggiunto il Capo dello Stato – è una buona scuola per il servizio dello Stato. Lo dimostrano la professionalità e l’abnegazione con cui svolgete i vostri compiti, anche quando comportino sacrifici personali e famigliari. La vostra carriera è al tempo stesso aperta sul mondo e rappresentativa del nostro patrimonio nazionale. E ha espresso ricche risorse di talento e di cultura.
Il Presidente Napolitano ha quindi sottolineato che “il Paese ha più che mai bisogno di poter contare sulla solidità e affidabilità della proiezione internazionale dell’Italia”.
– Guardare al di là delle frontiere, alla vicina Europa come al resto del mondo – ha detto il capo dello Stato -, è per l’Italia una necessità economica, una tradizione storica, un’impronta culturale, una volontà politica – e soprattutto una scelta di civiltà della quale la diplomazia italiana si è fatta felice interprete fin dal Risorgimento e dai primi passi dell’Unità nazionale. Questa è la continuità e la coerenza che siete chiamati ad assicurare. Al termine di un 2012 difficile e alla vigilia di un 2013 denso di incognite, la principale sfida della nostra politica estera è quella di consolidare e dispiegare l’alto tasso di rinnovata credibilità e affidabilità che l’Italia oggi può vantare nel mondo. Nodi interni irrisolti avevano finito per pesare sulle relazioni internazionali dell’Italia. L’aver affrontato con coraggio i primi ha rilanciato le seconde, con benefici tangibili per il Paese, diretti e indiretti – e Voi ne siete testimoni. Solo le forti misure prese da governo e Parlamento, che impegnano tutti noi in un rinnovato sforzo collettivo di riforme strutturali, di risanamento dei conti pubblici e di rilancio della crescita, ci hanno evitato il rischio di scivolare in una condizione di “sorvegliata speciale” dell’Unione e del Fondo Monetario Internazionale. Stiamo facendo questo sforzo, ampiamente riconosciuto dai nostri partner, non solo europei – e dai mercati – per noi stessi e per le prossime generazioni, e in questo spirito dobbiamo portarlo avanti, non per soddisfare vincoli – o diktat – esterni.
Il presidente Napoliotano ha poi rilevato cge “l’Italia sta contribuendo così e – sono sicuro, contribuirà ancora dopo il prossimo passaggio elettorale, in un rinnovato contesto politico – a una ripresa della fiducia verso l’Europa, verso l’Euro, verso il processo di rafforzamento dell’unità e quindi del ruolo dell’Europa come soggetto globale”.
Quanto ai progressi dell’integrazione finanziaria, fiscale ed economica, e in ultima istanza politica, il Presidente Napolitano ha detto: “Stiamo facendo su questo terreno la nostra parte, mettendo in primo piano con molta forza la stringente necessità di una nuova fase di crescita dell’economia e dell’occupazione. Stiamo facendo la nostra parte nel quadro di una più aperta e ricca dialettica di posizioni e di apporti nel concerto europeo, che si sta sviluppando liberamente, senza seguire spartiti e motivi musicali precostituiti”.
Il Presidente Napolitano ha quindi richiamato l’attenzione su alcuni punti critici.
– Il primo – ha detto – è questo: sotto l’urto della crisi globale e in particolare di quella dell’area Euro, l’Unione ha manifestato un’assai rischiosa sindrome inward-looking, curvandosi sui suoi assillanti problemi interni, chiudendosi nel suo spesso criptico codice di riferimento tecnico-giuridico. C’è stata in questi ultimi anni scarsa concentrazione di sforzi sul piano della Politica estera e di sicurezza comune: scarsa attenzione al livello di Consiglio e di Commissione, scarsa valorizzazione dei nuovi assetti e strumenti offerti a questo proposito dal Trattato di Lisbona. E’ rimasta al di sotto delle aspettative e delle necessità la costruzione del Servizio Europeo di Azione Esterna, che dovrebbe garantire innanzitutto un impegno costante di comune analisi ed elaborazione strategica, in assenza del quale è arduo concertare posizioni condivise. Anche nel campo della difesa si avverte la necessità di più Europa, ma un approccio e uno sviluppo concreto appaiono ancora stentati, nonostante recenti importanti iniziative concertate tra diversi partner.
Quindi, ha sostenuto:
– Dobbiamo essere all’altezza delle nostre responsabilità considerando per ragioni obbiettive conclusa la fase storica in cui potevamo per la nostra sicurezza contare su una ormai impensabile costosa copertura americana. Per l’Europa tutta, il rapporto transatlantico rimane una costante essenziale, e non solo nella sicurezza. Ma sotto tutti gli aspetti i tempi sono cambiati. Oggi l’Amministrazione americana prospetta agli europei condivisione di responsabilità e d’impegno. Abbiamo, nei prossimi quattro anni, la possibilità di costruire con Washington un rapporto più equilibrato di quanto non sia mai stato in passato. Ma è un rapporto che richiede, su questa sponda, un interlocutore ‘Europa’, non molti ‘europei’. Mi sono dilungato sul punto, che avverto acutamente, sulle incertezze e i ritardi nello sviluppo di quella fondamentale dimensione del progetto europeo che è costituita dalla capacità di far assurgere un’Europa che parli con una sola voce ed esprima un’iniziativa comune, a protagonista delle relazioni internazionali in una fase storica nella quale rischia di scivolare, divisa, verso l’irrilevanza”.
L’altro punto critico affrontato dal Presidente Napolitano “è quello sollevato drammaticamente dal ministro Terzi di una disaffezione cresciuta anche tra gli italiani verso le istituzioni europee e la prospettiva dell’unità e integrazione europea. Molto c’è da dire, e molto c’è da fare a questo proposito. Ma io vorrei dire questo in particolare : che per recuperare tra i cittadini interesse, convinzione, fiducia verso il progetto europeo, è assolutamente decisivo diffondere la consapevolezza di come si è trasformato, di che cosa è divenuto e tende a divenire il mondo in cui viviamo. Le nuove motivazioni e missioni dell’unità europea consistono nel far valere – non ciascun paese, Stato e governo nazionale per conto suo, ma l’insieme delle nostre nazioni, delle nostre economie e delle nostre società – l’apporto qualitativo insostituibile che ancora possiamo dare all’avanzamento della civiltà mondiale, solo se si darà il senso di questa sfida senza precedenti, si potranno sconfiggere anacronistici sussulti di nazionalismo o protezionismo e sempre più insensati, perdenti populismi, e determinare un rinnovato sostegno dal basso ai disegni e alle istituzioni dell’Unione europea”.
Il Capo dello Stato ha quindi fatto riferimento alle irrisolte crisi mediorientali: “prima fra tutte la Siria, teatro di una tragica guerra civile. Porvi termine con una soluzione politica, che passi attraverso la Coalizione Nazionale Siriana e il Consiglio di Sicurezza, risponde sia a motivi umanitari impellenti che a un’esigenza di stabilità e sicurezza regionale. E sempre allarmante resta la crisi israelo-palestinese. Il recente voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la concessione alla Palestina della qualità di Stato osservatore non membro ha reso ancor più necessario, improrogabile il riprendersi dei negoziati di pace”.
Il Capo dello Stato, rivolgendosi agli ambasciatori, ha così concluso il suo intervento:
– A tutti voi che tornate al vostro lavoro e alle vostre sedi, arricchiti dalla partecipazione a questa Conferenza, dico che confido pienamente nella vostra capacità di rappresentare ovunque il valore democratico dell’imminente prova elettorale e la nostra serena certezza della coerenza che l’Italia mostrerà nel rispettare e sviluppare gli impegni su cui si fondano la sua credibilità e il suo ruolo in Europa e nel mondo”.

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