Eletti all’estero: si apre la breve campagna elettorale

ROMA – Sembrava nuovamente avvolgersi nella nebbia la data delle elezioni politiche in Italia, dopo che l’altra mattina alla Camera il capo gruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha espresso la necessità che il partito avrebbe avuto bisogno di più tempo per poter esaminare adeguatamente gli emendamenti al Dl stabilità presentati al Senato. Dura la reazione del Partito democratico che ha accusato il centrodestra di voler “assumere un atteggiamento dilatorio” per rallentare lo scioglimento delle Camere. Ma è di queste giorni la dichiarazione del Ministro dell’interno Cancellieri che salita al Colle, auspica come data per le elezioni il 24 febbraio, a causa “della complessità e delicatezza degli adempimenti tecnici connessi al voto degli italiani all’estero”. Staremo a vedere.
In questo clima confuso di chi vuole chiaramente mescolare le carte, e di chi preferisce attendere sulla soglia che il nemico faccia la prima mossa, l’unico monolite che troneggerà anche per le prossime elezioni con la sua ingombrante presenza sarà la legge elettorale che prevede liste chiuse decise dalle segreterie di partito. Non sono valsi a nulla gli scioperi della fame del deputato Giachetti, gli appelli referendari; né le trattative tra i capibastone. Tutti avevano ben chiaro nei corridoi del Transatlantico – e da tempo dicono le malelingue –  che si sarebbe votato con il Porcellum. Ogni partito ha reagito a suo modo. Chiara la posizione del partito democratico che ha fatto delle primarie la sua bandiera vincente.
Dopo le consultazioni nel centrosinistra per scegliere il candidato premier della coalizione che il 2 dicembre ha dato la vittoria con oltre il 60% di voti a Pier Luigi Bersani, lunedì sera la direzione nazionale del Pd ha stabilito ufficialmente che saranno le primarie, ancora una volta, a stabilire chi sarà meritevole di essere eletto deputato della Repubblica. Il 29 o il 30 dicembre, gli iscritti al Pd e coloro che hanno votato alle primarie del 25 novembre e quindi iscritti all’albo degli elettori del centrosinistra,  saranno chiamati ai gazebo. Anche SEL ha deciso di dare voce ai cittadini negli stessi giorni. Il cosiddetto listino bloccato per il Pd sará pari al 10% e deciso dal segretario, mentre tutti gli altri candidati, anche coloro che hanno chiesto alla direzione la deroga poi accettata, perché presenti in Parlamento da più di tre legislature, dovranno sottoporsi alle primarie.
Gli unici esonerati dalle preparazioni per le brevi campagne elettorali e per l’allestimento dei seggi sono gli italiani residenti all’estero. La legge elettorale vigente nelle circoscrizioni estere è il proporzionale puro. Gli immigrati italiani iscritti all’AIRE potranno esprimere una doppia preferenza direttamente il giorno delle elezioni, previste all’estero qualche giorno prima di quella italiana. Un sistema che lascia libertà di decisione e partecipazione ai cittadini, motivo per il quale dal quartiere generale del Nazareno si è scelto di escludere le circoscrizioni estere dalle primarie per i parlamentari. I gruppi dirigenti locali all’estero stanno già vagliando le candidature – entro il 16 gennaio vanno consegnate le liste – ma ben poco ancora sappiamo se i parlamentari uscenti del partito democratico abbiano deciso di ripresentarsi. Certamente non hanno bisogno di deroghe: Laura Garavini, eletta in Germania e Fabio Porta eletto nella circoscrizione Sud America, alla loro prima legislatura, mentre gli altri deputati hanno alle spalle solamente 6 anni di lavoro parlamentare.
Per il Maie, è certa la ricandidatura di Ricardo Melo, il cui movimento ha ormai diramazioni in tutto il mondo. In Venezuela, suonano già i nomi dei soliti mestieranti dell’emigrazione, puntualmente sconfitti da un’elettorato che non si lascia ingannare da false promesse.
Già noti i nomi dei candidati al Parlamento nelle liste del Movimento 5 stelle, anche per le circoscrizioni estere. Tre quarti dei 14 candidati presenti nella lista per il Sud America sono residenti in Brasile, il secondo, Davide Bocchi in Colombia, mentre Sebastiano Cocco, il settimo della lista vive in Cile. Il M5S ha svolto le cosiddette “parlamentarie” in rete: i candidati hanno mandato un loro video di presentazione che è stato votato dai militanti entro il 30 settembre. Secondo i dati diffusi dal leader Beppe Grillo, hanno votato per le liste 20.252 persone su 31.612 aventi diritto e iscritti al Movimento. I voti potenziali, tre preferenze per votante, erano 94.836 e i voti espressi per le liste 57.272. Il numero degli iscritti complessivi al M5S è ad oggi di 255.339. Il 55% dei capilista sono donne, si legge nel comunicato ufficiale, ma sono totalmente assenti nella lista per il Sud America e in quella del Nord e Centro America. Quest’ultima vede la maggioranza dei candidati residenti negli Stati Uniti. Insomma, i risultati del M5S in America latina non sono rappresentativi dei dati ufficiali del movimento sul voto, né più in generale con le aspettative della società civile che vuole vedere più donne candidate e persone radicate del proprio territorio. Perché, c’è da chiedersi, il M5S ha poco attecchito in paesi come il Venezuela o l’Argentina, dove tra l’altro è presente una forte comunità di italiani?
Infine,
Non lascia spazio a nessun tipo di dubbi il Pdl. Domenica scorsa si sarebbero dovuto svolgere le primarie per la elezione del candidato premier, annullate qualche settimana prima dalla (ri)discesa in campo di Berlusconi. Con buona pace del segretario Alfano e di coloro che come Giorgia Meloni, avevano già tappezzato la Capitale con i manifesti elettorali. Identici al Pdl i meccanismi consultivi dei partiti di centro, più concentrati nel sapere se saranno guidati, come sperano, da Mario Monti.

Laura Polverari

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