Bersani: “Verificheremo la polvere sotto il tappeto”

ROMA  – Non sarà solo l’unico candidato premier a non avere il nome sul simbolo. Pier Luigi Bersani ha l’impressione, e non gli piace, di essere anche l’unico aspirante a Palazzo Chigi ad evitare annunci e promesse irrealizzabili. Anche ”i toni trionfalistici”, usati da Mario Monti per rivendicare l’efficacia del rigore dei conti, non convincono fino in fondo il leader Pd.

– Andremo a vedere la polvere sotto il tappeto – afferma -. E a febbraio-marzo si capirà se le previsioni di crescita del governo sono realistich

. Bersani sfida l’ex presidente della Bocconi proprio sul terreno dei conti. L’impressione, in base a studi interni come uno effettuato da Nens e a previsioni internazionali, è che ci sia stata da parte del governo una sovrastima dei dati sulla crescita e che le entrate, a partire dall’Iva, siano inferiori alle previsioni.

– Così come – aggiunge Bersani – bisogna fare il punto sugli ammortizzatori sociali perchè il Pd teme che la posta stanziata non sarà sufficiente a far fronte alle varie situazioni di aziende in crisi perchè il 2013 sarà un anno difficile.

Il leader Pd, proiettandosi dopo un’eventuale vittoria del centrosinistra, teme di trovarsi, una volta a Palazzo Chigi, davanti ad una situazione molto meno rosa di quella presentata dal ministro Grilli e dallo stesso Monti. Non tale, sperano al Pd, da dover fare una manovra correttiva che avrebbe un effetto ancora più recessivo. Ma comunque in grado di limitare le azioni di un governo di centrosinistra a sostegno, come ripetono Bersani e Nichi Vendola, del lavoro e delle imprese.

Ma pur con cautela, e evitando, come ripete Bersani, ”di raccontare favole”, il candidato premier del centrosinistra non rinuncia a fare proposte, come la riduzione dell’Imu per chi paga fino a 500 euro o l’abbassamento dell’aliquota Irpef più bassa così come la promessa che sulla questione esodati ”non molleremo la presa”. Annunci che il leader Pd centellinerà in campagna elettorale così come la sua presenza in tv, finora molto più misurata rispetto ai competitors.

La strategia del Pd per la campagna elettorale è di non esagerare con media e convegni di categoria e insistere con iniziative tra la gente, soprattutto nelle regioni in cui Bersani è capolista, come Lombardia e Sicilia, che poi sono, insieme a Veneto e Campania, le regioni in bilico per ottenere il premio di maggioranza regionale al Senato.

– Avremo il 51 per cento – assicura il leader Pd ma la vittoria non è affatto scontata.

La prima manifestazione sarà la prossima settimana con i giovani tra i 18 e i 23 anni che voteranno per la prima volta con l’obiettivo di trasmettere, in tempi di antipolitica, il valore della politica ”giusta”, come è lo slogan elettorale. Siccome la volata elettorale richiede la massima unità interna, si sta pensando ad un’iniziativa comune di Bersani con Matteo Renzi a Firenze. Così come ci saranno manifestazioni con gli alleati del Psi e Nichi Vendola.

Il leader di Sel garantisce che, una volta al governo, ”non eserciteremo un diritto di veto alzando i decibel del nostro radicalismo”. Ma certo su un punto la visione dei due è molto distante: un eventuale ruolo di Mario Monti in caso di intesa post-voto.

– Se il Prof. vorrà, potrà appoggiarci ma appartenere al governo è un’altra cosa – taglia corto il governatore pugliese, convinto che Monti stia lavorando ”per impedire la vittoria del centrosinistra”

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