L’allarme di Obama: “Alzare subito il tetto del debito”

NEW YORK – ”Se il Congresso non autorizzerá l’innalzamento del tetto del debito le conseguenze saranno disastrose, per l’economia e sui mercati”. Barack Obama non usa giri di parole per mettere gli americani di fronte a una cruda realtá: senza una rapida decisione, col debito che ha giá sforato il limite legale dei 16.400 miliardi di dollari – il Paese va incontro al default e alla recessione. Se finora tutto ciò è stato evitato è grazie alle misure straordinarie varate all’inizio del mese, le ultime firmate dal segretario al Tesoro uscente Tim Geithner. Ma si tratta di riscorse che servono ad arrivare solo a fine febbraio. Dopo di che c’è solo il baratro del fallimento. Per questo il presidente – nell’ultima conferenza stampa del suo primo mandato – torna a sferzare i repubblicani, accusandoli di tenere in ostaggio un intero Paese. E invitandoli a mettersi una mano sulla coscienza anche su altre delicatissime questioni, come quella di un maggior controllo sulle armi da fuoco, per assicurare il quale il presidente si dice pronto ad agire anche per decreto

Ma non c’è dubbio che la questione più urgente sia quella del debito, con i repubblicani che vogliono a tutti i costi legare la questione dell’innalzamento del limite legale con quella dei tagli alla spesa pubblica, come del resto ha riaffermato a stretto giro di posta lo speaker della Camera, John Boehner.

Obama invece insiste nel dire il contrario: le due questioni sono completamemte distinte e separate. I toni del presidente sono duri.

– Una sola parte – afferma – non può dettare legge sul 100% degli americani, e non decidere l’immediato innalzamento del tetto del debito pubblico sarebbe irresponsabile e assurdo. Significherebbe – spiega – non poter più pagare i servizi sanitari, i servizi sociali per i più poveri e per i disabili, i college, le imprese.

L’inquilino della Casa Bianca ricorda come l’ultima volta che i repubblicani siano voluti andare al muro contro muro ”gli Stati Uniti hanno perso la tripla A e le imprese hanno fatto registrare un picco negativo sul fronte dei posti lavoro”. Il riferimento è all’estate del 2011, quando l’estenuante trattativa sul debito finì per costare cara, col primo downgrade della storia americana.

– E per rendere completo il fiasco – aggiunge Obama – è aumentato il deficit.

Insomma, al danno si è aggiunta la beffa. Stavolta il presidente non vuol cadere nel tranello, e dice basta alla ”cattiva abitudine” di trattative continue e logoranti sulla crisi, sulle spalle delle famiglie e delle imprese.

– Alzare il tetto del debito – spiega rivolto agli americani – non significa aumentare la spesa pubblica, come vogliono far credere i repubblicani, ma significa onorare gli impegni di pagamento già presi.

Dunque, mano tesa al Congresso se si vuole discutere su come ridurre il deficit. Ma – ribadisce Obama – sul tetto del debito non si tratta.

– Non mi metterò certo a discutere se dobbiamo pagare o meno i nostri conti – afferma -. Non siamo una nazione di insolventi!.

Un giornalista ricorda ancora al presidente chi lo accusa di non voler negoziare, di non credere ai compromessi. Stavolta il presidente risponde con una battuta.

– Chi mi conosce sa che sono un ragazzo piuttosto simpatico – scherza, ricordando come col suo ‘rivale’ Boehner si ritrovi spesso a giocare a golf -. Ma questo – spiega – non impedisce che alla fine ci si trovi d’accordo.

Obama rinvia al mittente anche le critiche per aver penalizzato le donne nella sua nuova squadra di governo:

– Chi mi ha influenzato di più in questi primi quattro anni è stata una donna, l’esponente più importante del mio governo una donna, la metà dello staff della Casa Bianca è composto da donne, la mia nomina alla Corte Suprema è stata una donna…. Aspettate per giudicare…

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