Monti: “Ora credibili. Per anni senza premier all’estero”

ROMA  – L’Italia non é piú un Paese senza guida, assente nella percezione di molti Paesi esteri. E’ ancora Silvio Berlusconi il bersaglio preferito di Mario Monti, che continua ad incrociare la spada con il suo predecessore. Le nuove stoccate al Cavaliere, il professore le lancia dal palco dell’Istituto del Commercio Estero, dove interviene in occasione della presentazione del Piano export 2013-1015. Seduto accanto a Riccardo Monti (presidente dell’Ice) e Corrado Passera – che ringrazia per quanto fatto al governo in favore della competitività – il presidente del Consiglio ricorda che al suo arrivo al governo ha dovuto affrontare due ”squilibri” che rischiavano ”di portare il Paese a fondo”: l’eccessivo livello del debito pubblico e una perdita di quasi 30 punti percentuali nell’export. Un dato particolarmente allarmante per un Paese che ha nelle esportazioni il proprio ”carburante economico”. Sul primo fronte, aggiunge Monti, il governo è riuscito a riportare ”sotto controllo” la dinamica della finanza pubblica ”con sacrifici pesanti per tutti noi, cittadini e imprese”. Ci tiene a sottolineare il cambio di passo rispetto alla gestione Berlusconi: dal novembre 2011, scandisce, ”la reputazione dell’Italia, finanziariamente ma anche più in generale, è stata ripristinata”.

Ricorda i diversi viaggi effettuati nei 13 mesi al governo. Con l’obiettivo, ancora una volta, di rimarcare le differenze dal suo predecessore: spesso durante questi viaggi ”mi è stato detto: ‘sono anni che non si vedeva da queste parti un presidente del Consiglio, a volte neanche un ministro”. Segue un chiaro riferimento al viaggio in Giappone, annullato dal Cavaliere ”all’ultimo minuto”. All’Italia, invece, servirebbe una politica attenta ”ai singoli mercati” e alle ”autorita’ estere” che li influenzano.

Anche per far capire che l’Italia non è quel luogo ”inospitale” per gli investitori che ha dimostrato di essere in questi anni, anche a causa ”della corruzione e della poca trasparenza”. Come a dire: il rilancio dell’export passa anche per un lavoro diplomatico intenso da parte del capo dell’Esecutivo. Un compito che, a detta del professore, non è da tutti.

– Sempre più l’attività di governo si gioca nelle sedi multilaterali – sostiene -, ma si evince un certo disagio nella classe politica italiana che pare avere più familiarità di costume e di interlocuzione con ciò che è interno, qualche volta con ciò che è intimo, al sistema politico. Con il risultato che spesso si trovano un po’ spaesati, nel senso che servono poco e male il Paese.

A suo giudizio, comunque, il traguardo di arrivare a 600mld di esportazioni nel 2015 è a portata di mano, ma per raggiungerlo occorre aiutare e consolidare l’Ice, anche rafforzandone la rete estera o magari creando quella ”export bank” che garantisca costi competitivi, risorse e assicurazioni commerciali alle nostre imprese . Ma c’è un altro aspetto che Monti tiene a sottolineare: l’attrazione degli investimenti esteri in Italia. Stavolta l’obiettivo è la Cgil. Parla di ”schermo culturale” in difesa dell’italianità, mentre bisognerebbe credere in un ”mondo aperto e globale” in cui si devono difendere gli interessi italiani, ma senza ”chiudersi a riccio”. Segue un riferimento a Mc Donald’s e alla polemica innestata da Susanna Camusso, altro target prediletto di Monti.

– Le multinazionali – sostiene – non offrono solo lavoro di bassa qualità e non credo siano portatrici di peggiori condizioni di lavoro. Al contrario – conclude Monti – se hanno piani industriali seri rappresentano una opportunità.