Bersani apre la sua campagna: “No a cabaret”

ROMA  – Il Pd non starà ”dentro una campagna elettorale fatta solo di cabaret e politicismi per avere un titolo”. Il giorno dopo il colloquio con Mario Monti, Pier Luigi Bersani apre la campagna elettorale tra i giovani al voto per la prima volta. Non nasconde il fastidio per una piega troppo lontana dalla realtà del dibattito ma certo slogan e affondi hanno solo un bersaglio: Berlusconi e la ”deriva morale” della destra. Solo un accenno diretto a Monti che con la salita in politica ”ci ha sorpreso ma quando si è convinti di fare qualcosa di buono per il Paese non ci si sbaglia mai”.

Il leader Pd scende tra la gente, scherza con i ”ragassi” neocandidati o in platea, e torna al comizio tradizionale perchè ”non si governa senza il popolo”. Un’allusione a chi, come il Professore, pensa che buoni governi possano nascere fuori dalle urne ma soprattutto una rivendicazione orgogliosa della diversità del Pd. L’unico partito che non ha messo il nome del leader sul simbolo ”pur essendo io l’unico candidato premier non scelto da solo ma da 3,2 milioni”.

Per Bersani è tutta qui la distanza tra il Pd e gli altri ed il motivo per cui i democrats riusciranno alla fine ad arginare alle urne la delusione della gente e l’antipolitica.

– Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola – commenta – sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente.

Dopo aver ”battuto il Porcellum con le primarie” ed aver fatto girare la ruota del rinnovamento che, assicura, ”ora confermeremo nella sfida di governo”, Bersani è convinto che ”stavolta la battaglia contro la destra la vinceremo”.

– Non perchè – ammette – abbiamo la vittoria in tasca, l’avversario c’è e ha rialzato la testa ma perchè avremo le forze.

Non sara’ un altro ’94 per il Pd, è certo il candidato premier, sia perchè il centrosinistra è rinnovato e meno rissoso. Ma anche perchè ”il Pdl è tornato con le stesse facce e slogan e senza neanche una riflessione di un’oretta sul disastro che ha combinato”.

– Torna Berlusconi e ha trasformato la farsa in dramma ma – galvanizza Bersani – noi gli diremo un colossale no.

Pur precisando di voler ”evitare polemiche”, e rifiutando una campagna in cui si parli solo di patti di non belligeranza con Monti o accordi di desistenza con gli arancioni, il leader democrats non ha dubbi che ”il Pd è l’unico che può chiudere con 20 anni di questa destra e di regressione della politica”. Ed avviare ”una riscossa civica, morale e economica” per la quale ”non serve un’agenda ma una lenzuolata” di provvedimenti: dalla legge contro il falso in bilancio all’antiriciclaggio, dalla trasparenza della P.A. al conflitto di interessi all’abolizione ”di 7-8 leggi ad personam” fino alle unioni civili per le coppie omosessuali. Un riferimento, anche questa volta solo allusivo, alla contrarietà di Monti ai matrimoni tra gay e alla ”barra dei valori progressisti” del centrosinistra. Ciò non cambia, però, la prospettiva del Pd:

– Ci vuole qualcuno che vinca con il 51%, ma ragioni come se avesse il 49% perchè la situazione del Paese non accetta faziosità.

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