Caso Mps, Napolitano difende Bankitalia

ROMA  Le comunicazioni in Parlamento da parte del ministro del Tesoro Vittorio Grilli la prossima settimana, e la difesa di Bankitalia da parte del presidente Napolitano, segnano due punti fermi nella vicenda Mps che sta investendo la politica in piena campagna elettorale: il primo è il tentativo del premier Monti di disinnescare le speculazioni; e il secondo è la ferma volontà del capo dello Stato di evitare che la crisi da politica in qualche modo rischi di diventare istituzionale. Rimane il fatto che la destra e la sinistra radicale continuano a bastonare il governo, con la vistosa eccezione di Silvio Berlusconi, e il Pd che deve disinnescare questa mina pericolosa per la campagna elettorale.

Un ”assist” a Monti lo ha dato ieri di prima mattina il presidente della Camera Gianfranco Fini, annunciando l’intenzione di invitare il governo a riferire alle Camere sulla spericolata operazione in derivata effettuata da Monte Paschi, a fronte della quale l’esecutivo è intervenuto con un prestito complessivo di 3,9 miliardi, i cosiddetti Monti-Bond. Un prestito non ancora erogato, si precisa in ambienti di governo che comunque declinano ogni responsabilità in merito alla vigilanza.

Il Parlamento è la Tribuna più alta e quindi la più adatta per il Professore per far capire di non aver nulla da nascondere. Il premier nei parlerà nei prossimi giorni anche in veste di leader politico spiegando agli italiani, nei suoi interventi pubblici, tutta la vicenda per mettere in evidenza la trasparenza dell’Esecutivo. Il premier aveva di fronte due strade: venire a Montecitorio di persona in modo che, ad attacchi politici, potesse replicare sul piano politico. Oppure rispettare le competenze tecniche, e quindi far venire il ministro Grilli che ha gestito la vicenda del prestito a Mps. Ed ha optato per la seconda strada, annunciata a Davos, dopo un comunicato del Tesoro che ripercorreva i dettagli della vicenda e metteva i puntini sulle ‘i’: in primis la vigilanza sulle banche spetta a Bankitalia; poi i Monti-Bond (che prevedono condizioni più rigide rispetto a quelli del passato) sono stati votati in Parlamento da tutti i partiti compresi Pdl e Lega; per non parlare che sono strumenti che proseguono la strada intrapresa da Giulio Tremonti nel 2009 con i Bond per 1,9 miliardi concessi a Siena.

Napolitano ha deciso comunque di intervenire cautelativamente a difesa della banca centrale italiana con l’obiettivo di evitare che una polemica ormai politica tracimi coinvolgendo le istituzioni. Tant’è che in ambienti parlamentari si è più che convinti che per il Quirinale Sarebbe una ‘sciagura’ una delegittimazione di Palazzo Koch. Ma su questo tema le fonti del Colle mantengono il più totale riserbo. Rischia di rimanere con il cerino in mano il Pd, il cui segretario Bersani ha ribadito l’estraneità allo scandalo: Mps, ha detto, ”ha un governo, una Fondazione in cui siedono gli enti locali” che però ”hanno un potere di indirizzo e non di gestione, ed anzi il Comune di Siena ha lavorato al cambiamento”. Insomma un conto sono Mussari e il vecchio management, un conto sono gli amministratori locali.

Difesa più forte di quella di D’Alema, secondo il quale ”Mps non è mai stato un punto di riferimento del partito”. La strategia del Pd è aspettare le comunicazioni del governo alle Camere per vedere che atteggiamento avrà. A via del Nazzareno sono convinti che Monti non vorrà scaricare sui democratici colpe che non ritengono di avere, perchè questo pregiudicherebbe i rapporti del dopo voto, cosa che non converrebbe al prof, si ragiona. Inoltre agli attacchi di Lega e Pdl si risponderà ricordando sia il crack della banca leghista Crediteuronord, come ha fatto anche ieri Bersani, sia il fatto che Pdl e Lega si sono sempre opposti alle richieste del Pd di limitare il ricorso ai derivati. Ha sorpreso Berlusconi che ha difeso Mps ricordando che la banca è stato il suo primo finanziatore da imprenditore. Ma se si aprissero polemiche politiche sulle norme riguardanti i derivati, Il Cavaliere, sa che anche lui verrebbe coinvolto per le scelte dei dei suoi governi e del ministro Tremonti.

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