A 2 anni dalla primavera araba: Egitto, almeno 4 morti

ROMA – Nel pomeriggio di ieri, a Suez, sono scoppiati violenti scontri tra manifestanti e agenti antisommossa, che hanno sparato lacrimogeni quando i dimostranti hanno tentato di assaltare la sede del governatorato di Suez. Secondo i nuovi resoconti, la polizia avrebbe sparato prima proiettili di gomma poi pallottole vere. Il bilancio, affermano gli attivisti sui social network, trovando conferma nelle fonti mediche, è di almeno 4 morti, fino a sei secondo altri, tra i quali una donna e una ragazzino di 15 anni. Alcuni feriti sono in gravi condizioni.

Almeno 160 feriti
IL CAIRO – A due anni dall’inizio delle manifestazioni contro il dittatore Hosni Mubarak gli egiziani tornano in piazza per celebrare la rivoluzione e per protestare contro il nuovo presidente Mohamed Morsi. All’insegna dello slogan ‘Pane, libertà e giustizia sociale’ centinaia di giovani si sono radunati in piazza Tahrir al Cairo. Proteste e scontri anche nel resto del Paese (ad Alessandria, a Suez e a Ismailia) con un grave bilancio delle vittime.

Circa 160 persone sono state ferite nelle manifestazioni nel Paese. Di queste, 70 sono state medicate in ospedale e sono state dimesse, mentre altre 90 restano ricoverate – ha spiegato il portavoce del ministero della Sanità Ahmed Omar.

Al Cairo centinaia di migliaia di manifestanti, intonando slogan come “Abbasso la Costituzione, abbasso il Consiglio della Shura, abbasso i Fratelli Musulmani”, hanno lanciato pietre contro gli agenti, che hanno risposto con gas lacrimogeni per disperdere la folla.

Non solo scontri. Aggressioni sessuali ai danni delle manifestanti in piazza Tahrirsono state denunciate dal quotidiano Ahram Online, secondo cui la squadra anti-molestie presente nell’area è intervenuta per far evacuare le donne. All’urlo di ”molestie molestie”, le persone riunite per manifestare hanno denunciato ”aggressioni sessuali a Tahrir”.

Immediatamente si è creata una ”gran confusione – riferisce il giornalista di Ahram Online – con le persone che hanno tentato di allontanare tutte le donne” dal luogo. Una delle vittime ”è stata portata via in ambulanza” dopo essere ”stata spogliata” e in preda a una ”crisi isterica”.

A Ismailia, nel nord dell’Egitto, centinaia di manifestanti hanno assaltato la sede del governatore provinciale, riferisce la tv satellitare al-Arabiya, e i manifestanti hanno fatto irruzione nell’edificio. Le forze di sicurezza, accorse sul posto, hanno cercato di disperdere la folla e sgomberare l’edificio avvalendosi di gas lacrimogeno. Poco prima i manifestanti avevano dato alle fiamme una sede locale dei Fratelli Musulmani.

Gas lacrimogeni sulla folla anche a Suez e ad Alessandria, dove, in quest’ultima città, si è verificata una vera e propria battaglia di strada nella marcia che ha condotto i manifestanti presso la sede del governatorato. Nella confusione, una giornalista di Ahram Online ha poi riferito di aver udito rumore di spari, mentre alcune persone hanno segnalato la presenza di cecchini in cima al palazzo dei vigili del fuoco.

“Andate nelle piazze per raggiungere finalmente gli obiettivi della rivoluzione” è stato l’ultimo appello lanciato su Twitter dall’ex numero uno dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e Premio Nobel per la pace, Mohamed ElBaradei, che ha auspicato una partecipazione numerosa. “Io andrò a protestare perché siamo tutti egiziani, non salafiti, né Fratelli Musulmani, copti o liberali. Andrò per riunire il popolo e chiedere una costituzione valida per tutti”, ha affermato ElBaradei, leader del partito di opposizione Dustur (Costituzione, in arabo).

L’anniversario della rivoluzione arriva in una fase cruciale per l’Egitto. Il problema della sicurezza, lascito della rivoluzione, non è ancora stato risolto come dimostrato dagli scontri di ieri al Cairo tra gruppi di manifestanti e la polizia, che ha usato i lacrimogeni per disperdere la protesta contro i Fratelli Musulmani. Il Paese, inoltre, dal punto di vista economico è rimasto bloccato da una spirale recessiva da cui non riesce a riemergere.

Decisivo in quest’ottica è il prestito da 4,8 miliardi di dollari che il Fondo Monetario Internazionale sta ancora discutendo con le autorità egiziane. Una delegazione dell’Fmi, come annunciato dal premier Hisham Kandil nel corso di una conferenza stampa a Davos, tornerà al Cairo entro due settimane per riprendere i negoziati.

 

 

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