BALOTELLI. Da Milano a Milano, ecco l’ultima Balotellata

MILANO – Manca meno di un mese al 24 febbraio, al derby di Milano che da ieri avrà un protagonista sopra tutti: Mario Balotelli.

L’ex attaccante dell’Inter torna nella città che lo ha lanciato e respinto, nello stadio che più gli dà i brividi, dove a ottobre conla Nazionaleha creato parecchi rimpianti ai tifosi nerazzurri con una prova da bomber maturo controla Danimarca. Tornae lo fa con la maglia rossonera che un pomeriggio di quasi tre anni fa – quando ancora era dell’Inter – indossò senza sapere di essere inquadrato dalle telecamere di ‘Striscia la notizia’. Quelle immagini fecero calare a picco la popolarità di Balotelli nell’ambiente nerazzurro, al culmine di tre stagioni dense di prodezze e bizze, dentro e fuori dal campo.

Dal Lumezzane alle giovanili dell’Inter, il bresciano di colore nato a Palermo il 12 agosto1990 habruciato le tappe, nemmeno minorenne ha conquistato Moratti giocando nella Primavera e poi gli altri tifosi nerazzurri con due gol alla Juventus.

Fisico e tecnica sono rari, così come sui generis è il carattere del ragazzo. Lo si nota in allenamento e anche fuori, quando compra una moto potente senza avere la patente, oppure mangia un enorme gelato prima di una partita decisiva conla Primavera.

Prima di diventare un neologismo, le sue ‘Balotellate’, dai parcheggi fantasiosi ai colpi sparati con una scacciacane per strada a due passi dalla stazione Centrale, sono il cruccio dell’allenatore che lo lancia, Mancini, del tecnico dell’Under 21, Casiraghi, e soprattutto di Mourinho. Il rapporto fra i due è complicato, fra punizioni, ramanzine pubbliche (l’apice di Mourinho: “Hai un solo neurone, se non migliori allenandoti con Zanetti”) e private. Balotelli a tratti fatica a gestire la pressione, una volta in allenamento scoppia a piangere dopo la ramanzina di un compagno. Qualche allenamento svogliato, un rigore conteso a Eto’o, indossare calzini rossoneri (puntualmente tagliati da Materazzi) e cantare l’inno del Milan in spogliatoio gli costa le simpatie in squadra e fra i tifosi.

Il 7 gennaio 2010 Balotelli vive come un paradosso la multa del giudice sportivo per l’applauso sarcastico ai ‘buu’ razzisti del pubblico di Verona. Nasce dentro la voglia di andare via, e l’insofferenza esplode il 20 aprile, quando insulta tutto il Meazza e getta la maglia per terra dopo la vittoria contro il Barcellona.

Il 9 maggio, sottola Curva Nord, segna il suo ultimo gol nerazzurro, a un passo dal Triplete. Nell’euforia generale sarà l’unico pezzo pregiato da sacrificare sul mercato. Mancini ha provato a rilanciarlo a Manchester, dove si è parlato molto di Balotelli per i fuochi d’artificio in casa, le decine di multe, le serate con le ragazze, e meno per i suoi gol. Eppure alcune sue prodezze sono stati pesanti: la doppietta nello storico 6-1 contro lo United (un tifoso dei Reds lo ha salutato urinando sullo sportello della sua Bentley Camouflage) e l’assist per il gol decisivo che ha regalato al Cityla Premierdopo 44 anni. Ma è già il passato. Ora Balotelli torna a Milano, in rossonero, e il prossimo sarà un derby più speciale di altri.

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