New York Times sotto attacco di hacker

WASHINGTON. – Il New York Times negli ultimi quattro mesi é stato oggetto di continui attacchi informatici da parte di hacker cinesi che a piú riprese hanno cercato di ottenere password di giornalisti e impiegati della testata. Lo denuncia lo stesso giornale che comunque assicura come, grazie agli esperti della sicurezza, questi attacchi sono stati tutti respinti con successo. Secondo il giornale della Grande Mela, il timing di questi pirati informatici non é casuale: gli attacchi sono cominciati in coincidenza con l’inizio della pubblicazione delle inchieste circa le fortune accumulate dal premier cinese Wen Jiabao, che ammonterebbero a diversi miliardi di dollari. In particolare, nel mirino degli hacker ci sono i computer e le caselle di posta elettronica di David Barboza, il capo del desk del giornale di Shanghai, che scrisse i reportage sul leader cinese, ma anche di Jim Yardley, oggi South Asia bureau chief in India, ma in passato in servizio all’ufficio di Pechino.

‘’I nostri esperti informatici – ha assicurato il direttore esecutivo del giornale, Jill Abramson – non hanno trovato alcuna prova che siano state rubate mail sensibili o files particolari utilizzati nella stesura dei nostri articoli sulla famiglia Wen, né che siano stati scaricati o copiati’’. La compagnia scelta dal Nyt per indagare su questi attacchi, la Mandiant, ha spiegato che gli hacker sono prima penetrati nei computer di alcune universitá americane dove hanno installato dei ‘malware’, software maligni in grado di inserirsi nei sistemi informatici del giornale. Ed é analizzando questi particolari software, utilizzati molto spesso da informatici cinesi, che la Mandiant é riuscita a stabilire che c’é Pechino dietro tutta l’operazione. In particolare, sarebbe lo stesso programma usato in passato dalle forze armate cinesi per rubare segreti a contractor dell’esercito americano. Di fronte a queste prove, il ministero della Difesa cinese ha negato ogni responsabilitá: ‘’La legge cinese – afferma in una nota pubblicata dal Nyt – proibisce ogni azione, compresa quella degli hacker, che danneggi la sicurezza di internet. Accusare le forze armate cinesi di lanciare cyberattacchi senza avere prove serie é poco professionale e senza alcun fondamento’’.

Ma il Nyt non é l’unico media Usa a essere stato vittima di hacker cinesi. L’anno scorso, anche l’agenzia Bloomberg é finita nel loro mirino, tanti computer di alcuni giornalisti furono colpiti. Tutto ció accadde pochi giorni dopo che Bloomberg pubblicó un articolo sulle ricchezze accumulate dai parenti di Xi Jinping, all’epoca vicepresidente cinese, oggi segretario generale del Partito comunista cinese e da marzo nuovo presidente.

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