Dare a Cesare quel che è di Cesare

Dare a Cesare quel che è di Cesare. Nulla più; non è poi chiedere tanto. In Italia si vota a febbraio per il rinnovo delle cariche in Parlamento: Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. I seggi all’estero saranno chiusi qualche giorno prima. Il 21 febbraio alle ore 16, a voler essere precisi.

Si è entrati, quindi nel vivo di questa consultazione elettorale. E i candidati, in Italia e all’estero, si affrontano senza esclusione di colpi.  In questo scorcio di campagna elettorale, per quello che ci riguarda, abbiamo ascoltato un po’ di tutto: dalle vecchie promesse forse destinate ancora a restare “lettera morta”, a storie di vita e di emigrazione “romanzate ad hoc”. Per l’amor di Dio, nulla da eccepire, nulla da ridire se non fosse perchè alcuni candidati oggi si addossano più meriti di quelli che realmente hanno. Uno sguardo anche superficiale alla collezione del nostro Giornale basterebbe per smentire talune affermazioni. Citeremo solo tre esempi, forse i più banali, per non stancare il nostro lettore: la presenza in Venezuela di un “esperto antisequestro”, la “polizza sanitaria” e l’assistenza ai connazionali che, nella vita, hanno avuto poca fortuna.

Chi ha memoria, e fortunatamente nella nostra Collettività sono ancora in molti, conosce le circostanze che hanno portato alla presenza permanente in Venezuela di un “esperto anti-sequestro”. Ricorderà sicuramente che ormai parecchi anni fa, quando cominciò a emergere il fenomeno dei sequestri, molti connazionali ne furono tra le vittime privilegiate. Insomma, protagonisti di episodi assai tristi, conclusisi anche tragicamente. Fu allora che da queste colonne, venne lanciato l’allarme. E, una volta messo il dito nella piaga, si fece presente la necessità di provvedimenti che lo potessero, in parte, contrastare. Gli articoli dell’allora Vice-Direttrice Marisa Bafile, trovarono terreno fertile nei funzionari dell’Unità di Crisi, sensibili alle problematiche delle nostre Collettività all’estero. In un primo momento, furono inviati due “esperti”. Poi, durante il Governo del premier Berlusconi, nell’ambito dei tagli al budget riservato agli italiani all’estero, si parlò di richiamare in sede gli “esperti antisequestro” presenti in Venezuela; una iniziativa che fortunatamente non è andata in porto, anche grazie a quanto scritto dal nostro Giornale. Oggi l’Ambasciata d’Italia in Venezuela è l’unica ad avere un esperto antisequestro, il cui lavoro è davvero prezioso. E’ grazie ai suoi opportuni interventi presso le autorità locali di polizia se, oggi, quasi tutti i casi di sequestro di connazionali, quando sono stati denunciati, si sono risolti felicemente. Le statistiche sembrano darci la ragione.

E passiamo alle polizze di assicurazione. Anche queste hanno la loro storia. E, una volta ancora, il suo inizio è riconducibile al nostro Giornale. Infatti, fu da queste colonne che furono lanciati i primi allarmi. Fu denunciato l’aggravarsi della crisi economica in Venezuela e, quindi, anche delle condizioni di vita dei pionieri meno fortunati che, dopo una vita di lavoro e sacrifici, avevano bisogno della solidarietà nostra e della Madrepatria. E, siccome bisogna dare al Cesare quel che è di Cesare, è giusto dire che le richieste di provvedimenti orientati ad aiutare i più bisognosi cominciarono a essere avanzate anche da vari altri esponenti della nostra Collettività. Ma, una dopo l’altra, queste richieste erano cestinate a Roma.

Se ne cominciò a parlare seriamente e a studiarne la fattibilità, nelle alte sfere del Governo, grazie all’insistenza dell’On. Marisa Bafile, che seppe sensibilizzare l’allora coalizione di centrosinistra “L’Ulivo”, che era al governo.

Chi non ricorda il susseguirsi delle visite del Sottosegretario agli Affari Esteri con delega per gli Italiani nel Mondo, Franco Danieli; un esponente dell’Ulivo particolarmente sensibile alle problematiche delle nostre Collettività  per venire egli stesso da una famiglia costretta a trasferirsi all’estero per lavoro? L’assegno di solidarietà non fu approvato a causa della caduta del Governo Prodi e la sua richiesta fu archiviata da quello del premier Berlusconi. Fortunatamente, poco prima delle dimissioni premature del presidente del Consiglio Romano Prodi, fu istituita la figura della “polizza sanitaria”; un aiuto orientato a chi effettivamente ne aveva bisogno, specialmente alla fascia più indifesa e più esposta: gli anziani.

E veniamo ai nostri giorni, all’odierna assistenza sanitaria ai nostri connazionali. C’è chi si attribuisce il merito del fatto che oggi essa arrivi a chi ne ha effettivamente bisogno. Un po’ troppo; francamente esagerato.

Senza togliere meriti a chi ne ha, va sottolineato che i candidati che oggi si fregiano di tale conquista sono da tempo “esponenti di spicco” della Collettività e ricoprono da molti anni incarichi negli organi di rappresentanza della Comunità. Eppure, solo da pochi anni, e cioè da quando ha assunto l’incarico di Console Generale d’Italia, Giovanni Davoli, l’assistenza sanitaria funziona in maniera efficace e puntuale; il lavoro dell’ufficio preposto all’attenzione dei più bisognosi vede finalmente premiati i propri sforzi.

E allora vien da chiedersi: perché oggi sì e ieri no? Non sarà perché oggi a capo del Consolato Generale d’Italia vi è un funzionario efficiente che ha saputo rendere più produttivo e meno dispersivo il lavoro e l’impegno dei propri dipendenti?

Insomma, la storia politica di ogni paese lo insegna, in campagna elettorale si fanno molte promesse e non manca mai chi si attribuisce meriti eccessivi.

Ma la memoria non sempre è tanto corta da non ricordare un passato anche recente. Vale per ogni elettore ma soprattutto per i nostri che, ce lo auguriamo, dovranno ricordare e riflettere bene prima di scegliere.

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