Europarlamento in rivolta contro i tagli al bilancio

STRASBURGO  – Lo scoglio del Parlamento europeo si fa sempre più grande sulla rotta del bilancio Ue dei prossimi sette anni. Se anche i 27 nel vertice che si aprirà oggi a Bruxelles riusciranno a trovare un accordo su tagli e livelli di spesa, è il possibile veto dell’Eurocamera a preoccupare le cancellerie, secondo fonti diplomatiche.

La rivolta dell’unica istituzione europea eletta a suffragio universale è emersa nel dibattito preparatorio di ieri in plenaria. Il presidente Martin Schulz aveva già lanciato l’avvertimento due settimane fa:

– Più alti i tagli, più alta la possibilità di una bocciatura.

Il centrosinistra, dai socialisti-democratici (S&D) ai liberal-democratici (Alde), dai Verdi alla Sinistra Unita (Gue) era in linea e chiedeva da sempre più risorse per la crescita. Ma ieri anche il Ppe, il partito di maggioranza relativa che rappresenta 15 premier su 27 a cominciare dalla cancelliera Angela Merkel, ha fatto la voce grossa.

– Non dovremo mai accettare un bilancio di austerità per 7 anni – ha detto il capogruppo Joseph Daul – Se lo facciamo accettiamo che la crisi prosegua all’infinito. E non siamo così pessimisti.

A preoccupare tutti (tranne i conservatori, allineati sul premier britannico David Cameron): i livelli di spesa di cui si sente parlare (960 miliardi per gli ‘impegni’, ovvero le promesse di spesa, e 900 mld per i ‘pagamenti’, ovvero la liquidità necessaria per le fatture effettivamente emesse) e la sua ‘qualita” (no ad un bilancio stile anni ’60, tutto per agricoltura e fondi di coesione). Ma anche una preoccupazione politica. Un ‘sì’ ingesserebbe l’intera prossima legislazione parlamentare (2014-2019) lasciandola senza margini di manovra per crescita, occupazione, ricerca e infrastrutture.