Napolitano: “Senza ideali la politica s’impoverisce”

ROMA – Senza la forza degli ideali la politica si impoverisce e diventa solo spregiudicata lotta per il potere. Per questo Giorgio Napolitano, all’approssimarsi della fine del suo settennato, auspica una ”rinascita della componente ideale e morale della politica”. L’occasione è un intervento, pubblicato sull’Osservatore Romano, a un volume per i 70 anni del cardinale Ravasi. Un intervento in cui Napolitano consegna le sue riflessioni sul passato e il futuro dell’agire politico.

”Il visibile impoverimento ideale e culturale della politica – scrive il capo dello Stato – ha rappresentato il terreno di cultura del suo inquinamento morale”. La premessa potrebbe suonare come un rimpianto dell’epoca degli scontri ideologici. Ma non è così. Napolitano riconsidera le ideologie del ‘900 e, senza indulgenze, ribadisce la sua condanna del comunismo. Ma allo stesso tempo chiede che la componente ideale presente sia nelle ideologie di stampo marxista sia in quelle conservatrici e liberiste siano recuperate per costruire il”sostrato comune di un impegno costituzionale al livello nazionale e al livello europeo”. Sul comunismo il giudizio di Napolitano è duro:

”E’ stato impossibile, se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di attacchi estremisti sul piano politica , sfuggire alla certificazione storica non solo del fallimento dei sistemi economici e sociali d’impronta comunista, ma del rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria”.

Parole che non cadono improvvise: Napolitano ha da molti anni fatto la sua scelta di campo, e solo due giorni fa aveva sostenuto che sulla sinistra italiano pesò l’errore (”una palla di piombo al piede”, disse da Milano) compiuto dal Pci che dopo la guerra osteggiò l’alleanza con gli Stati Uniti e l’approdo europeo. Ma Napolitano non è tenero nemmeno con il campo liberista. Se il comunismo con le sue istanze di liberazione si convertì nel suo ”opposto”, l’ideologia conservatrice, sostiene il capo dello Stato, ha assunto le sembianze del ”fondamentalismo di mercato” sfociato nella deregulation e nell’abdicazione della politica.

Tutto da buttare? Al contrario: depurate da quell’approccio ”fideistico” che Napolitano riconosce esserci stato nel comunismo, le ideologie contengono dei risvolti ideali che è giusto riprendere e rilanciare. Si tratta di ”secernere da ideologie contrapposte, riconsiderate nella loro ascesa e nel loro declino, riferimenti positivi per individuare quella irrinunciabile ‘componente ideale’ della politica”. Sono gli ideali della visione laica della politica, della libertà (politica e anche economica), della giustizia sociale, della solidarietà. Questi ideali, ”sottratti agli irrigidimenti e alle estremizzazioni di carattere ideologico” possono essere perseguiti anche attraverso ”programmi e indirizzi diversi, nel vivo di una competizione politica e culturale democratica”; ma possono anche rappresentare quel ”sostrato comune di un impegno costituzionale al livello italiano e al livello europeo” che è già presente nella Costituzione italiana e nei principi dell’Unione europea. Napolitano conclude sostenendo di vedere in tutto ciò ”materia di dialogo” tra credenti e non credenti. ”Perche’ i credenti, e segnatamente i cattolici italiani, hanno il loro punto di vista da far valere e il loro contributo da dare”.

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