Napolitano: “Riconciliazione non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà”

ROMA  – Ha voluto ancora una volta essere chiaro il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E, celebrando al Palazzo del Quirinale, il Giorno del Ricordo ha risposto con lucidità ad una “domanda che magari serpeggia”:

– Ma non abbiamo ormai detto tutto su vicende di 70 anni fa? Ha senso ritornarci sopra ad ogni ricorrenza del Giorno del Ricordo? Ebbene, sì, ha senso, dobbiamo rispondere  – ha detto Napolitano -. Ha senso per essere vicini a chi visse quella tragedia e ne può dare ancora testimonianza, per essere vicini ai loro figli e ai loro nipoti. Riconciliazione non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà. E ha senso perché quanto più i giovani, i ragazzi di oggi, si compenetrano con ogni passaggio importante, con ogni squarcio doloroso della nostra storia di italiani tanto più potrà rinsaldarsi la nostra coesione nazionale e insieme con essa rafforzarsi la nostra voce in Europ.

La cerimonia celebrata ieri mattina al Quirinale, si è aperta con gli interventi del presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Lucio Toth, del docente di Scienze sociali e politiche dell’Università di Milano, Paolo Segatti, e del ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata. Poi il presidente Napolitano, coadiuvato dal ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, ha premiato le scuole vincitrici del concorso “Confine Orientale. Cultura e vita materiale tra la terra e il mare Adriatico orientale: i mestieri e la loro impronta nelle arti figurative e nella letteratura”. È stato inoltre consegnato il diploma per il primo premio delle Olimpiadi di Italiano – sezione Licei italiani all’estero – alla studendessa della scuola di Fiume, Ana Šverko.

Durante la cerimonia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo, assistito dal presidente della Commissione incaricata dell’esame delle domande per la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, ha consegnato i diplomi e delle medaglie commemorative del Giorno del Ricordo ai familiari delle vittime delle foibe.

Alla presenza del presidente della Camera, Gianfranco Fini, del vicepresidente del Senato, Emma Bonino, del giudice della Corte Costituzionale, Luigi Mazzella, nonché di rappresentanti del Parlamento, autorità ed esponenti delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, il presidente Napolitano ha quindi pronunciato il suo indirizzo di saluto.

Un saluto “come sempre affettuoso e rispettoso”, ha esordito il capo dello Stato, rendendo “omaggio a quanti hanno ricevuto questa mattina il meritato riconoscimento dei diplomi e delle medaglie commemorative del Giorno del Ricordo”.

Napolitano ha subito espresso “viva riconoscenza” a Lucio Toth “per aver ripercorso con assoluta puntualità e completezza il cammino che abbiamo insieme percorso in questi sette anni, celebrando il Giorno del Ricordo, per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti – in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nell’incancellabile parola “foibe” – di un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell’esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi”.

– Sì, è vero – ha riconosciuto Napolitano – è stato necessario partire da un impegno di verità, contro ogni reticenza ideologica o rimozione opportunistica, per poter arrivare alla riconciliazione. Ha detto bene il ministro Terzi, intervenuto anch’egli alla cerimonia: “Il dramma delle foibe e degli esuli non è più rimosso, ed è sempre meno oggetto di faziose strumentalizzazioni.

– E – ha rimarcato Napolitano – sulla base di un discorso di verità sulle sofferenze degli italiani e sulle brutalità delle più spietate fazioni titine si è potuto raggiungere il traguardo della riconciliazione, cioè del reciproco riconoscimento con le autorità e le opinioni pubbliche slovene e croate, e del comune impegno per un mare di pace in un’Europa di pace. Un impegno che superi ogni residuo o nuovo motivo di frizione e affronti problemi rimasti ancora insoluti. Questo riavvicinamento e questo incontro, di cui oggi possiamo compiacerci, sono stati resi possibili anche dal cambiamento del tempo storico: perché –  ha spiegato Napolitano – i due presidenti con i quali a Trieste rendevo omaggio al monumento dedicato all’esodo degli italiani, non portavano sulle loro spalle nessuna responsabilità per le degenerazioni del comunismo jugoslavo, compiutesi quando non erano nemmeno nati e con la cui eredità storica avevano rotto operando per la costruzione di una democrazia di ispirazione europea nella nuova Slovenia e nella nuova Croazia. Il cammino di cui ha parlato Lucio Toth lo abbiamo fatto in tanti e attraverso diversi canali, tra i quali primeggia la scuola – ha detto ancora il presidente Napolitano, che ha voluto infine concludere citando l’intervento del prof. Segatti, che “ha messo molto bene l’accento sul valore, negato nel passato e più che mai da valorizzare oggi, del pluralismo etnico e linguistico, il cui rispetto è condizione di una pacifica convivenza, culturalmente e umanamente più ricca”.