Parigi: deficit superiore al 3% a fine 2013

PARIGI – La Francia non riuscirà a rispettare i suoi impegni con l’Europa per riportare il deficit al 3% del Pil entro la fine del 2013: non usa mezzi termini il premier francese, Jean Marc Ayrault, che ieri sera ha messo nero su bianco quello che in molto avevano già bollato come ‘il segreto di Pulcinella’.

– Non saremo al 3% nel 2013, ma non saremo nemmeno troppo lontani – ha annunciato il primo ministro, intervistato da France 3 -. Credo che la nostra politica sia giusta, necessaria, e che richieda sforzi per portare i suoi frutti – ha aggiunto Ayrault, sottolineando che ”ciò che conta è la traiettoria”:

– Stiamo andando nella giusta direzione – ha commentato -. L’obiettivo sarà raggiunto, raggiungeremo lo 0%, alla fine del quinquennio, nel 2017.

Lo stesso presidente, Francois Hollande, aveva affermato che “vere obiettivi che non possono essere raggiunti non serve a nulla. Il nuovo inquilino dell’Eliseo aveva anche lasciato intendere che Parigi dovrà ritoccare ulteriormente al ribasso le previsioni di crescita, attualmente fissate allo 0,8%, dopo l’allarme della Corte dei Conti. Proprio l’altro giorno, i Saggi avevano infatti lanciato un duro messaggio premonitore, dicendo che la Francia ha ”poche chance” di raggiungere il 3% entro la fine dell’anno. Secondo molti osservatori, appare ormai dunque scontato che Parigi si appresti a tagliare le stime. Con la Commissione Ue, che nelle previsioni di primavera – il 22 febbraio – dovrebbe fare lo stesso, smentendo così la visione ottimistica dei dirigenti francesi, che hanno costruito la finanziaria 2013 su una crescita allo 0,8%.

Secondo l’informatissimo Canard Enchainé, le previsioni saranno ridotte allo 0,2% o allo 0,3%, anche se il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici, vuole ancora credere a una buona sorpresa: 0,5%. Comunque molto lontano dai conti iniziali. E siccome uno 0,1% di crescita in meno equivale a un miliardo di entrate in meno per rispettare gli impegni presi con l’Ue Hollande a un’unica soluzione: deve trovare il modo di recuperare tra i 3 e i 6 miliardi.

Proprio in questi giorni, Jorg Asmussen, rappresentante tedesco della Bce, aveva detto che la Francia rispetterà i suoi impegni, a costo di adottare “misure supplementari”, in un periodo in cui le scelte di bilancio dell’Eliseo fanno già storcere il naso a molti francesi. A partire dalla riduzione dei finanziamenti alle collettività locali o l’innalzamento delle tasse. Intanto – dopo la recente gaffe di Michel Sapin, il ministro del Lavoro (“la Francia è completamente in bancarotta”, ha detto alla radio), il quotidiano Le Monde dedica due pagine a uno speciale nel quale si chiede se il Paese non sia “sull’orlo del fallimento”. Un’uscita, puntualizza lo stesso quotidiano, certamente “provocatoria” , ma anche “pedagogica”.

“Drammatizzare la situazione dei conti pubblici – osserva infatti il giornale – può anche avere una virtù pedagogica quando un governo cerca di giustificare politiche di rigore”.

Sui banchi del Parlamento, intanto, non si placano le critiche nei confronti degli scarsi risultati ottenuti da Hollande sul bilancio Ue al vertice europeo della settimana scorsa. Per alcuni, soprattutto nel centro e nel centrodestra, sono la prova della rinuncia agli impegni di crescita assunti da Hollande durante la campagna presidenziale e dimostrano l’isolamento della Francia sul piano europeo. Tra i socialisti le critiche son o molto più velate, ma c’é chi non nasconde una buona dose di preoccupazione.

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