Napolitano da oggi negli Usa, vedrà Obama, Pelosi e Kerry

WASHINGTON  – L’America di Barack Obama fa il ‘tifo’ per la stabilità e le riforme nel quadro della coesione europea. L’unico vero endorsement che viene dalla Casa Bianca, a dieci giorni dal voto, è a favore dei ”progressi che l’Italia ha fatto, e l’incoraggiamento ad andare avanti su questa strada”, con una maggioranza chiara. Come dire, indietro non si torna.

E’ in questo quadro, delineato dall’ambasciatore americano a Roma David Thorne, che si inserisce la visita di Giorgio Napolitano a Barack Obama. Il loro incontro di domani alle 10 di mattina,   alla Casa Bianca è l’ultimo prima della scadenza del settennato. Un faccia a faccia tra due leader che da sempre hanno avuto un rapporto speciale, di grande affetto e stima reciproca

Tuttavia, è inevitabile che a 10 giorni dal voto, il loro colloquio assume un significato che va ben oltre il semplice commiato. Insomma, non solo ”un tributo alla carriera”, ma un confronto sulle prospettive del dopo voto. Napolitano, del resto, da questa sponda dell’Atlantico è sempre stato considerato un prezioso garante della stabilità di un Paese le cui alchimie politiche non sempre sono di facile comprensione. E Obama è ansioso di sentire dal Capo dello Stato le sue sensazioni della vigilia.

La linea degli Stati Uniti del resto è chiara da tempo. Sin dall’inizio della crisi della zona euro, Barack Obama ha sempre spinto perchè il Vecchio Continente ritrovasse la forza di reagire unito, portando avanti riforme in grado di salvare la moneta comune e risolvere tutti insieme i gravi problemi del debiti sovrani. In questo quadro non è un mistero come i vertici americani abbiano visto con grande favore l’arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi e abbiano appoggiato i suoi sforzi per trovare un’intesa con la riottosa Germania. Al di là dei rapporti strettissimi con la Cina, l’Unione Europea resta un enorme mercato per le merci americane. Già l’anno scorso, Obama era convinto che un’eventuale precipitare della crisi, avrebbe avuto conseguenze molto gravi anche per l’economia made in Usa. Non a caso, durante la campagna elettorale, girava la battuta che Barack Obama, afflitto da un tasso di disoccupazione sopra l’8%, temesse più le decisioni di Angela Merkel, che quelle del suo avversario Mitt Romney. Ora quei tempi sembrano essere alle spalle. Ma proprio ora che l’economia americana si sta riprendendo, Obama vorrebbe che anche l’Europa andasse avanti spedita sulla strada della crescita e del rigore. Da qui la speranza che l’Italia prosegua su un percorso virtuoso, che dopo il voto rimanga un Paese stabile e affidabile. E la speranza molto pragmatica, per nulla ideologica, che il nuovo governo abbia una maggioranza ”sufficientemente forte”, per usare le parole di Thorne, ”da realizzare cose su cui molte persone potrebbero non essere d’accordo”. Lo scenario peggiore, per Obama, sarebbe quello, come suggerisce Thorne, di ”un governo che non dura’’.

– Questo – aggiunge l’ambasciatore – e’ l’interrogativo che ci poniamo da qui. Speriamo che non succederà.

Il primo appuntamento della visita del Capo dello Stato è quello con l’ex Speaker democratica, fieramente orgogliosa delle sue radici italiane, Nancy Pelosi, in programma oggi alla Blair House, al 1651 di Pennsylvania Ave, giusto di fronte la Casa Bianca. Sempre oggi, Napolitano avrà una colazione con il Vice Presidente Joe Biden. Quindi la giornata si conclude nel pomeriggio con una visita al David Apollo, la scultura di Michelangelo esposta alla National Gallery of Art, nell’ambito dell’ anno della cultura italiana negli Stati Uniti. Domani l’incontro clou, quello nell’Oval Office con il Presidente. Dopo, un incontro con la stampa. E a seguire,   l’incontro sempre alla Blair House, con il nuovo Segretario di Stato al posto di Hillary Clinton, John Kerry.