Berlusconi indagato per corruzione

NAPOLI – Il nome in codice del piano era “Operazione Libertà”. Obiettivo finale: la caduta del governo Prodi, retto da una maggioranza assai esile, e il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi, scrive Enzo La Penna per l’Ansa. Un progetto da realizzare attraverso la compravendita di senatori, visto che a Palazzo Madama il centrosinistra ballava pericolosamente sul filo di un paio di voti. E’ questo che raccontano le carte trasmesse alla Camera e al Senato dai magistrati della procura di Napoli che hanno indagato Silvio Berlusconi per corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Secondo l’ipotesi accusatoria, il leader del Pdl avrebbe elargito, fino al marzo 2008, tre milioni di euro al senatore Sergio De Gregorio: un milione versato all’associazione ”Italiani nel Mondo”, che fa riferimento al parlamentare, e altri due versati “in nero” e depositati sui conti dell’esponente politico napoletano. Un passaggio di denaro che avrebbe visto l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola – in carcere dall’estate scorsa – nel ruolo di intermediario: era lui, secondo l’accusa, che consegnava il denaro in contanti nelle mani di De Gregorio. Il pool di magistrati di Napoli ha incaricato la Guardia di finanza di notificare a Berlusconi un invito a presentarsi per rendere interrogatorio il 5 marzo prossimo. Non solo: i magistrati hanno ordinato il sequestro di una cassetta di sicurezza nella disponibilità del Cavaliere presso un’agenzia del Monte dei Paschi di Siena, inoltrando alla Camera e al Senato la richiesta di autorizzare sia la perquisizione della cassetta, sia l’acquisizione di tabulati telefonici di utenze in uso a Berlusconi e a De Gregorio. L’avvocato Niccolò Ghedini ha fatto sapere che la cassetta di sicurezza in questione “non è mai stata in uso al Presidente Berlusconi, ma è stata utilizzata da Forza Italia prima e dal Pdl poi e sarebbe stato sufficiente da parte della Procura una semplice richiesta al PdL per poter accedere senza alcuna necessità di impegnare la Camera in una attività pacificamente inutile”. E da parte del Pdl, aggiunge l’avvocato dell’ex premier, “vi è quindi la massima disponibilità a qualsiasi verifica del contenuto della cassetta non essendovi alcunchè di antigiuridico negli accordi fra Fi e il Senatore De Gregorio”. L’inchiesta sulla compravendita dei parlamentari prende avvio da una serie di indizi in cui si sono imbattuti gli inquirenti nel corso delle indagini su Lavitola, attualmente sotto processo con l’accusa di aver tentato di estorcere ingenti somme al Cavaliere in cambio del silenzio sulla vicenda Tarantini-escort. In due lettere, rinvenute sul computer sequestrato al suo amico Carmelo Pintabona e mai pervenute a Berlusconi, il giornalista ricordava, tra l’altro, di aver partecipato alla compravendita, consegnando materialmente mazzette al senatore: “Lei era in debito per aver io ‘comprato’ De Gregorio”, ha messo nero su bianco Lavitola, rivolgendosi al Cavaliere. Agli atti anche le dichiarazioni di un collaboratore di De Gregorio, Andrea Vetromile, il quale aveva parlato di soldi dati al senatore perchè si decidesse a passare tra i banchi del centrodestra nell’ambito di un disegno che avrebbe dovuto coinvolgere anche altri parlamentari, “in corso di precisa identificazione”, scrivono i pm. Ma la svolta delle indagini si è avuta il 27 dicembre 2012 quando de Gregorio – destinatario nei mesi scorsi di una ordinanza agli arresti domiciliari la cui esecuzione è stata bocciata dal Parlamento – si è presentato in Procura, a Napoli, per rendere dichiarazioni. Un racconto sui soldi ricevuti e sul voltafaccia in Senato che ha indotto gli inquirenti a iscrivere Berlusconi nel registro degli indagati. Il senatore ha parlato di ingenti somme incassate allo scopo di “sabotare” il governo Prodi. “Ho partecipato a quella cosiddetta Operazione libertà – ha messo a verbale De Gregorio – che era indirizzata a ribaltare il governo Prodi, nella quale e per la quale io ricevetti dei finanziamenti, parte in contanti… Ricordo bene che già dopo il voto che mi vide eletto presidente della Commissione Difesa, discussi a palazzo Grazioli con Berlusconi di una strategia di sabotaggio, della quale mi intesto tutta la responsabilità”. Ancora: “L’accordo si consumò nel 2006… il mio incontro a palazzo Grazioli con Berlusconi servì a sancire che la mia previsione di cassa… era di 3 milioni e immediatamente partirono le erogazioni… Ho ricevuto 2 milioni in contanti da Lavitola a tranche da 200/300mila euro”. Secondo il capo di imputazione, Berlusconi, nella sua veste di leader del centrodestra, sarebbe stato “istigatore prima ed autore materiale poi” di una strategia “di erosione della ridotta maggioranza numerica che sosteneva l’esecutivo”. Ciò attraverso il finanziamento all’associazione di De Gregorio, mascherato “da contributo partitico” e la consegna di due milioni “in modo occulto e in nero” nonchè “in modo dilazionato e cadenzato nel tempo” così “da assicurarsi l’effettivo e progressivo rispetto del patto criminale”. Accuse che il legale di Berlusconi definisce “totalmente destituite di ogni fondamento”.