Spagna, incubo disoccupati: sono oltre 5 milioni

MADRID – Malgrado le professioni di ottimismo del Governo di centrodestra di Mariano Rajoy, la situazione della Spagna continua ad essere molto critica e sembrano allontanarsi i tempi di una ripresa annunciata per metà di quest’anno. Il numero dei disoccupati ha abbattuto il muro dei cinque milioni, 5.040.222 per l’esattezza con le 59.444 in piú del mese di febbraio, l’1,19% in più rispetto a gennaio. In un anno la disoccupazione è aumentata del 6,96% (328.124 unità).

Negli ultimi tre mesi del 2012 la crescita economica ha avuto una contrazione dello 0,7, un decimo oltre le previsioni, e su base annua il Pil del quarto trimestre ha registrato un -1,9%, contro un -1,8% della prima lettura, a causa del crollo dei consumi privati. Ciononostante, la segretaria di Stato al Bilancio, Maria Fernandez Currasil, ha annunciato che il Governo non adotterà misure aggiuntive di taglio del deficit pubblico nel 2013, ma dovrà negoziarle con Bruxelles per il 2014.

La Spagna avrà un deficit pari al 6,7% del Pil per quest’anno e del 7,2% nel 2014, secondo le ultime stime degli organismi europei. Una situazione disastrosa, considerando pure i dati dell’Istituto nazionale di statistica secondo il quale i disoccupati sono 6 milioni. La differenza è dovuta al fatto che le cifre del Ministero del lavoro (5 milioni) riguardano gli iscritti alle liste di collocamento, mentre quelle dell’INE – come prevedono le regole europee Eurostat – includono anche la popolazione attiva e in cerca di lavoro.

La punta dell’iceberg della crisi è rappresentata in questi giorni dagli scioperi a catena (15) dei dipendenti della compagnia aerea Iberia: ieri mattina è partito il secondo blocco di 5 giorni contro il piano di ristrutturazione che prevede 3.800 esuberi, il 19 per cento del totale, e la riduzione dei salari. Iberia – che ha accumulato un deficit di 262 milioni nel 2012 – è in nutrita compagnia. Molte banche, travolte dalla bolla immobiliare, hanno annunciato corposi piani di ristrutturazione, con oltre diecimila esuberi. Anche le multinazionali segnano il passo (Vodafone ha chiesto la mediazione per mille licenziamenti). Non è da meno il settore dell’informazione: le televisioni delle Comunitad di Valencia e Madrid hanno avviato le pratiche per mandare a casa rispettivamente 840 e 800 tra tecnici, impiegati e giornalisti; El Pais sta licenziando 140 redattori

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