Analisi: L’America Latina senza Chàvez

CARACAS:- Uno dei tratti dominanti della politica di Chàvez è stato senza dubbio quello della ricerca di un potere al di fuori dei propri confini. Il suo sogno più ambito quello di prendere il posto del suo maestro Fidel Castro. In lui si riconoscevano i movimenti di sinistra più estrema del subcontinente e da lui si smarcavano con diplomazia Presidenti altrettanto forti come Dilma Russef e Ollanta Umala, fautori di governi di sinistra moderata.

Ma, se alcuni governi come quelli dei fratelli Castro a Cuba e di Ortega in Nicaragua, hanno ricevuto un beneficio diretto grazie alla vendita sottocosto del petrolio venezuelano, altri hanno ottenuto benefici indiretti grazie al corposo flusso di esportazioni che da quei paese e in primis dal Brasile, arrivano nel nostro paese.

La sua prematura scomparsa, l’incertezza sul futuro del chavismo senza Chàvez e la convinzione di molti analisti secondo cui nessun altra persona all’interno del PSUV possiede la forza e il carisma del comandante, creano intense preoccupazioni non soltanto tra i suoi più entusiastici fautori ma anche tra tutti coloro che mantenevano floride relazioni economiche con il Venezuela.

Il movimento bolivariano sarà messo fortemente in crisi, secondo il politologo colombiano Alfredo Rangel, a seguito della perdita del loro portavoce più importante e ciò crea un forte clima di incertezza economica e politica tra quei Presidenti che hanno seguito questo modello.

Chàvez ha lasciato un delfino per la politica interna ma non per quella internazionale. È questa un’opinione condivisa da molti.

L’analista argentino Rosendo Fraga, in un articolo dal titolo “Prospettive dell’América Latina nel 2013“, ipotizzando la scomparsa del Presidente Chàvez che nel momento in cui scriveva l’articolo era ancora vivo, diceva: “la perdita di Chàvez sarà fondamentale non soltanto per il Venezuela ma per tutta la regione e in particolare per i paesi dell’ALBA”. E aggiunge che, anche qualora vincesse le elezioni Nicolàs Maduro non riuscirà mai ad avere la forza di conduzione regionale che aveva Chàvez. Lo stesso opina il politologo colombiano Fernando Giraldo secondo cui non si intravede al momento un leader capace di portare avanti con lo stesso carisma di Chàvez il socialismo del secolo XXI. E prosegue sottolineando che in Venezuela né Maduro né Cabello hanno la forza di imporsi a livello regionale.

Stessa opinione arriva dalla nota agenzia di intelligence privata Stratfor che ipotizza un futuro molto difficile per la sinistra latinoamericana dopo la morte di Chàvez.

Secondo Giraldo i tre “eredi” del pensiero di Chàvez Rafael Correa (Ecuador), Evo Morales (Bolivia) y Daniel Ortega (Nicaragua), cercheranno di occupare posti di rilievo all’interno dell’ Alianza Bolivariana (Alba), la Unión de Naciones Suramericanas (Unasur) y la Comunidad de Estados de Latinoamérica y el Caribe (CELAC), organismi che, secondo l’ex Ministro degli Esteri boliviano Armando Loayza rischiano un indebolimento. Fraga, però, crede che Correa cercherà anche di diventare il nuovo leader della sinistra latinoamericana.

Minore sarà secondo gli analisti la ripercussione negativa su paesi come il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay, dal momento che la loro dipendenza sia politica che economica dal Venezuela era meno forte.

E la politologa brasiliana Teresa Cruvinel ha scritto che considera una grande esagerazione dire che la morte di Chàvez avrà ripercussioni in tutto il Sudamerica. In questi paesi, scrive la politologa, ci sono governi di sinistra moderata che sono stati scelti dalle popolazioni indipendentemente dal potere del presidente venezuelano.

In molti sottolineano che in nazioni come Cile, Brasile e Perù i governi hanno preferito portare avanti programmi sociali senza radicalizzare la lotta di classe ma c’è anche chi pensa che è proprio grazie alle posizioni più estreme di Chàvez che Lula ha potuto trasformarsi nel leader della sinistra moderata.

La verità è che la scomparsa del Capo di Stato venezuelano apre un nuovo capitolo in America Latina e solo tra qualche tempo si capirà se la sinistra più radicale riuscirà a trovare un condottiero altrettanto carismatico o se invece si imporrà in tutta la regione una sinistra più moderata.

Giuditta Tazzi

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