Napolitano, riportare l’economia reale al centro del dibattito

ROMA  – Tornare con i piedi per terra e riportare ”l’economia reale” al centro di un dibattito politico che sembra perdere aderenza dalla realtà del Paese. Ecco il nuovo appello di Giorgio Napolitano in una giornata dominata dalla preoccupazione per i dati economici che segnalano l’avvicinarsi delle prime difficoltà per i titoli di Stato e decisamente negativa per il Colle, da un lato finito sotto l’attacco di Beppe Grillo e, dall’altro, quasi snobbato dal Pdl che ha ignorato il suo richiamo al senso di responsabilità.

Gli strali di Silvio Berlusconi contro le procure – e il fatto che Napolitano sia rientrato nel mirino di M5S – ben disegnano il clima che rende plumbeo il cielo alla vigilia delle consultazioni. Per questo ieri al Quirinale – sull’argomento dello scontro tra politica e giustizia – si è scelta la linea del silenzio richiamando tutti a leggersi con cura il lungo comunicato redatto da Napolitano dopo la riunione con il Csm.

La strada maestra per il Colle rimane comunque sempre quella della ricerca di un Governo: il capo dello Stato da tempo si sforza per far capire alle forze politiche, vecchie e nuove, quale sia la realtà del Paese. Alleanze impensabili fino a poche settimane fa, presidenze di Camere a giovanissimi grillini, alchimie politiche per ‘governi di scopo’, del presidente o anche ‘balneari’ per tornare al voto: va tutto benissimo. Bisogna cercare soluzioni anche innovative pur di dare un Governo ad un’Italia in crisi perchè non c’è da fare solo la riforma della legge elettorale.

Ieri Napolitano ha dimostrato con poche parole quanto la ”nebbia” tra i partiti li abbia portati lontani dalla terra, che resta piena di problemi concreti ed impellenti.

– Risultano urgenti misure come quelle volte a rendere possibile lo sbocco dei pagamenti dovuti dalle Pubbliche amministrazioni a una vasta platea di aziende – ha spiegato Napolitano dopo aver raccolto l’allarme del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

Il Paese è a un passo dal blocco, le imprese cercano disperatamente ossigeno che sia lo Stato che le banche gli negano. E oggi il premier Mario Monti sarà al Consiglio europeo di Bruxelles per provare a spingere le istanze italiane per un rilancio della crescita in Europa. ‘Mission impossible’ per il professore, depotenziato dalla crisi politica, dall’esiguo risultato elettorale e dal disinteresse delle forze politiche alle tematiche economiche ed europee. Per questo il presidente chiede che ”le ormai improcrastinabili misure” necessarie alla ripresa e alle aziende siano ”definite rapidamente attraverso le necessarie intese in sede europea, sollecitate dall’Italia”.

Ma il vero Consiglio europeo è quello di giugno: solo allora si giocherà la vera partita e nessuno sa se l’Italia sarà ancora l’anatra azzoppata della trattativa. Quindi ”l’economia reale deve tornare al centro dell’attenzione delle istituzioni rappresentative e di governo, e delle forze politiche chiamate in questa fase ad assumerne la responsabilità”. Altrimenti è più che reale il ”rischio di un’ulteriore acutizzazione, a breve termine – in assenza di tempestivi concreti interventi – della crisi delle attività produttive e dell’occupazione”. Infatti, si osserva al Quirinale, anche un Governo minimo non potrà esimersi dal prendere provvedimenti economici essenziali, come riaprire i rubinetti dei crediti alle imprese, riavviare i rimborsi dello Stato alle aziende e il Documento Economico Finanziario (Def) che deve essere presentato ad un’Europa in vigile attesa.