Il Nunzio Parolin: “Una scelta che onora e impegna l’America Latina”

Anna Maria Tiziano

 

CARACAS.- Le porte della Cappella Sistina si sono chiuse il pomeriggio del 12 marzo 2013, dopo che tutti i 115 Cardinali elettori hanno prestato il giuramento d’osservare fedelmentela Costituzione Apostolicariguardante l’elezione del Romano Pontefice. Quattro fumate nere, quella del pomeriggio di martedì e le prime tre di mercoledì 13 marzo … poi, alle 19.08 comincia ad uscire fumo bianco dal famoso comignolo e le campane di San Pietro a suonare allegramente, tra le acclamazioni della folla che gremisce la piazza in una sera fredda e piovosa.

 

Le dimissioni del Papa Benedetto XVI hanno creato sorpresa e attesa all’interno del mondo cattolico e non.  Qualche giorno fa, com’è ormai  consuetudine per il nostro Giornale, abbiamo chiesto al Nunzio Apostolico in Venezuela, Mons. Pietro Parolin, di aiutarci a fare lumi su una vicenda che segna una svolta nella storia della Chiesa.  Mons. Parolin ci riceve con la gentilezza di sempre e, mentre varchiamo la soglia della Nunziatura, ci sentiamo inondati da una pace che diventa tanto più significativa se messa a confronto con la durezza dell’esterno.

 

Nel sottolineare la grande fede del popolo latinoamericano, chiediamo al Nunzio di offrirci una lettura del gesto del Papa Benedetto XVI, un gesto inatteso e senza dubbio foriero di un cambiamento.  Mons. Parolin ci risponde quasi d’immediato e conferma:

– La decisione di Papa Benedetto XVI ha colto di sorpresa e colpito profondamentela Chiesae il mondo. È stato un atto di profonda umiltà e di grande coraggio.

-Porterà ad un rinnovamento della Chiesa?

-Erano tanti secoli che ciò non accadeva. È stato un gesto innovatore, ispirato da un sincero amore versola Chiesa– autenticamente innovatore come lo è tutto ciò che viene dall’amore.  Lo stesso amore che Benedetto XVI ha mostrato, otto anni fa, quando accettò il Pontificato mettendo da parte le proprie aspirazioni a concludere il suo servizio di Prefetto della Congregazione perla Dottrinadella Fede per dedicarsi alla preghiera, alla riflessione, allo studio, all’indagine teologica, ecc.  e, molto probabilmente, a ciò che gli piaceva, soprattutto alla musica.  Allora, disse immediatamente “sí”, un “sí” generoso e totale. E allo stesso modo, quando ha capito che le forze gli mancavano per continuare a portare avanti l’arduo compito di guidare i fedeli di tutto il mondo, ha compiuto un altro gesto d’amore, ha fatto un passo indietro per fedeltà alla Chiesa.

Poi Mons. Parolin aggiunge: – Come lui stesso ha ricordato nel suo ultimo discorso a Castelgandolfo è stato un gesto d’amore non soltanto versola Chiesa, ma verso l’umanità intera. Affinchéla Chiesasempre più risponda alla sua vocazione di servizio all’uomo, a tutti gli esseri umani.

“Amarela Chiesa– ha detto il Papa – significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il suo vero bene e non se stessi.” È in quest’ottica che si colloca il significato profondo della scelta del Pontefice Benedetto XVI.

– Cosa può farela Chiesain questi momenti tanto difficili per mantenere forte il suo messaggio nel mondo?

– Deve diventare sempre piú “trasparenza” di Gesú e del suo Vangelo, in pratica deve essere Chiesa, vivere senza paure e con fiducia la sua identità.  La Chiesaè il “corpo” attraverso il quale continua, nel tempo e nello spazio, la presenza salvatrice di Gesú risorto, in cui si trasmette e si testimonia il suo messaggio di vita in abbondanza, messaggio che solo risponde alle attese più profonde del cuore degli uomini.

– Cosa possiamo fare noi per affrontare al meglio le sfide del futuro?

– Lo dico per i cattolici … amare un po’ di piùla Chiesa. Sentirlacome la propria madre, colei che, sulle sue ginocchia, ci ha generati alla fede – e ciò soprattutto in questo Anno della fede –, avere il coraggio di difenderla, così come ciascuno di noi difenderebbe la propria madre e non permetterebbe a nessuno di umiliarla.  E poi non abbandonare mai un atteggiamento di umiltà, di conversione e di rinnovamento.

Abbiamo fatto questa intervista prima che il Conclave esprimesse il nuovo Pontefice e, quasi in previsione di ciò che è poi accaduto, abbiamo chiesto a Mons. Parolin:

– Potrebbe esserci la possibilità di un Papa latinoamericano? Ed in tale caso, quale sarebbe l’impatto sui vari Paesi che compongono l’America Latina?

– L’America Latina ha tutti i titoli per poter esprimere un Papa.  Non dimentichiamoci che è il Continente dove vive la maggioranza relativa dei cattolici del mondo.  Si tratta di una Chiesa viva, presente nella società, cosciente della sua vocazione di discepola/missionaria. Credo che l’elezione di un Papa latinoamericano potrà imprimere un impulso forte all’evangelizzazione del nostro tempo e al contributo chela Chiesaè chiamata a dare alla soluzione dei grandi problemi attuali, come la povertà, la giustizia sociale, la convivenza pacifica, ecc.

 

Dopo la notizia dell’elezione di Papa Francesco I, il Card. Argentino Jorge Mario Bergoglio, abbiamo immediatamente sentito telefonicamente il nostro Nunzio mons. Parolin che si è vivamente rallegrato e si è congratulato con l’America Latina per questa scelta che la onora e la impegna nello stesso tempo, invitando tutti a pregare per il nuovo Pastore della Chiesa universale e riprendere, in comunione con Lui e sotto la sua guida, il cammino verso il Regno di Dio ¡Que Dios bendiga a Papa Francisco!

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