Nuova prova per i “grillini”: per il questore serve accordo con il Pd

ROMA  – Hanno più volte detto di volere per sé non il presidente almeno un deputato questore, strumento indispensabile per ”aprire la Camera come una scatoletta di tonno”. Ma i grillini rischiano seriamente di restare a bocca quasi asciutta nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio. A meno che il Pd non decida di correre in aiuto del movimento cinque stelle.

Domani a Montecitorio si elegge il nuovo Ufficio di presidenza, l’organo di direzione della Camera che è composto oltre che dalla presidente Laura Boldrini da quattro vicepresidenti, tre questori (i “padroni di casa” dell’Istituzione parlamentare, per intenderci quelli che curano la redazione dei bilanci, decidono le spese e sovrintendono alla sicurezza) e quattro segretari d’Aula. Numeri alla mano, il Pd e il Pdl possono fare il pieno delle cariche, facendo restare a secco i 5stelle. Il Pd però non vuole che i grillini restino fuori dalla gestione della Camera e sarebbe ben disposto a cedere un questore. Ma i democratici aspettano che dai grillini arrivi una richiesta che, al momento, non è ancora giunta: perchè i cinque stelle sono fermamente intenzionati a escludere sdegnosamente ogni accordo con le altre forze politiche e intendono votarsi i loro candidati senza chiedere aiuto a nessuno. A questo punto solo un ”bel gesto” del pd potrà aprire le porte dell’ufficio di presidenza ai rappresentanti del movimento di Grillo: i democratici dovrebbero cioè decidere di far confluire una parte dei loro voti sui candidati grillini, senza nessuna contropartita. Se così non sarà, l’apriscatole grillino rischia di ritrovarsi spuntato. A meno che non si decida di sfruttare la scappatoia offerta dal regolamento di Montecitorio, dove si prevede che tutti i gruppi parlamentari siano rappresentati nell’Ufficio di presidenza. Se la piena rappresentanza di tutti i gruppi non viene raggiunta nella votazione normale, il presidente della Camera indice una elezione suppletiva per assegnare un segretario a ogni gruppo restato fuori. La controindicazione è che i componenti ”extra” farebbero salire i costi di Montecitorio (uffici, personale, bollette) con buona pace dell’impegno sbandierato da tutte le forze politiche di risparmiare soldi pubblici. Ô forse per questo che, più che mai in questo caso la presidente Boldrini si impegnerà nel “promuovere le opportune intese tra i gruppi”, così da arrivare ad un Ufficio di presidenza a 16 membri, senza elezioni suppletive.

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