M5S, Grillo ci ripensa: frena sulle espulsioni

ROMA  – Adottare la linea dura nei confronti dei senatori che hanno disatteso il ‘Codice di comportamento’ del M5S votando Pietro Grasso al Senato o limitarsi ad inviare un avviso. Beppe Grillo si trova di fronte alla prima vera grana ‘politica’ del movimento e a dover scegliere, cosí come é accaduto per i suoi senatori, tra due opzioni inconciliabili. Per il momento, il blogger genovese sembra prendere tempo. Da un lato ‘comprende’ le difficoltá dei parlamentari ”caduti in una trappola” di Pd e Pdl e costretti a scegliere ”tra la peste bubbonica e un forte raffreddore”. Dall’altro, peró, non li giustifica e li invita a rispettare un regolamento che prevede anche l’espulsione.

E’ in pericolo la tenuta del M5S. Del voto che ha portato all’elezione di Grasso, Grillo ne fa piú una questione di metodo che di merito.

”Il problema non è Grasso – spiega sul blog – Se il gruppo dei senatori del M5S avesse” scelto l’ex pm ”e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso. In gioco non c’è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S”. Al contempo invia a Roma due fedelissimi come Claudio Messora e Daniele Martinelli: i due blogger, ospiti pressochè fissi sul sito di Grillo, avranno i compito di ”affiancare” i capigruppo nella comunicazione e magari assicurare un po’ di ordine nella pattuglia in Parlamento. Mossa che appare una sorta di commissariamento dopo la gestione pasticciata del ‘caso Senato’.

D’altronde, l’espulsione dei parlamentari del M5S non è una soluzione e, di fatto, pare difficilmente percorribile. E Grillo ne è cosciente. Il ‘Codice’ prevede che i gruppi di Camera e Senato si riuniscano insieme e decidano se proporre l’espulsione agli iscritti che avranno l’ultima parola votando online.

– Una riunione sul caso la faremo – conferma una parlamentare al termine di una riunione alla Camera alla quale ha preso parte anche il capogruppo al Senato, Vito Crimi, spiegando l’accaduto. Ma anche se gruppi e iscritti decidessero per l’espulsione, difficilmente i senatori potranno dimettersi in quanto dovranno ottenere il voto favorevole dell’Aula. E’ improbabile che l’Assemblea dia il via libera: nel 2006 i sottosegretari del governo Prodi provarono a dimettersi per lasciare il posto a chi poteva essere più presente in Aula, assicurando così la maggioranza. Ma il Senato, con i voti del Pdl, respinse più volte tale richiesta. Nel M5S si teme che la divisione possa estendersi lentamente dall’alto al basso. Ironia della sorte proprio l’opposto di quel processo ‘bottom-up’ (dal basso verso l’alto) che Grillo predica.

I militanti ‘a cinque stelle’ appaiono divisi: sui blog la fronda di coloro che giustificano il voto per Grasso appare maggioritaria, ma non manca chi chiede l’applicazione rigorosa del codice. I parlamentari sembrano spaesati. Fabrizio Bocchino su Fb ‘confessa’ il voto per Grasso:

‘Non tutti nel gruppo hanno condiviso, molti la ritengono sbagliata ma mi sento di poter dire che tutti l’hanno compresa”. Per Maurizio Bucarella, ”le dimissioni sarebbero fuori luogo”. ”Non si espelle per queste cose”, fa eco Vito Petrocelli. Il colpo è forte. Il senatore Andrea Cioffi prova a reagire e incoraggia i colleghi: ”Siamo più forti di prima”, assicura. Ma il deputato Alessandro Di Battista posta un articolo di Marco Travaglio per la linea dura e pura. Se ne discuterà. Per ora si prova a mettere la questione alle spalle, indicando le candidature per vicepresidenze e questori: ”E’ il momento di fare sul serio”.

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