“Violata consegna”, maró interrogati da Pm militare

ROMA – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono indagati dalla procura militare di Roma per i reati di ”violata consegna aggravata” e ”dispersione di oggetti di armamento militare”. La loro iscrizione nel registro degli indagati risale a subito dopo la morte dei due pescatori indiani, che i due fucilieri sono accusati di aver ucciso avendo scambiato per pirati, ma si é appresa solo in ierin serata, al termine del lungo interrogatorio cui è stato sottoposto Girone dal procuratore militare Marco De Paolis.

Lo stesso De Paolis, però, sarebbe intenzionato a spogliarsi del caso, lasciando tutta l’inchiesta in mano ai magistrati di Piazzale Clodio che indagano per omicidio volontario.

– Sto valutando la possibilità di trasmettere gli atti per connessione al magistrato ordinario, essendo più grave il reato comune – ha confermato De Paolis all’Ansa.

Latorre e Girone, in uniforme, sono arrivati alle 15 alla procura militare. A piedi, attraversando il passo carraio, hanno superato senza parlare il plotone di giornalisti, fotografi e cameramen che li attendevano e lo stesso hanno fatto oltre quattro ore dopo, all’uscita. Oggi torneranno in Puglia.

Al magistrato, secondo quanto si è appreso, Girone avrebbe ribadito la correttezza del suo operato, così come una decina di giorni fa avrebbe fatto Latorre. Il procuratore militare, infatti, ipotizzando il reato di violata consegna, intende proprio accertare se siano state rispettate le regole d’ingaggio e le disposizioni che regolano il servizio di protezione a bordo dei mercantili (mentre il reato di dispersione di oggetti di armamento militare fa riferimento alla ‘dispersione’, appunto, dei proiettili sparati dai due fucilieri).

Con l’interrogatorio dei due marò De Paolis ha di fatto concluso la serie di atti istruttori avviata subito dopo i fatti, quando li aveva iscritti nel registro degli indagati, oltre che per i due reati militari, anche per quello ‘comune’ di omicidio colposo. Proprio con riferimento a quest’ultimo reato aveva trasmesso per competenza gli atti alla procura ordinaria, che ha poi riformulato l’accusa in omicidio volontario. Ora, terminate le indagini e considerato che i reati su cui indagano le due procure sono connessi, il pm – come prevede la legge – potrebbe trasmettere gli atti al collega della procura ordinaria, che indaga sul reato più grave.

E proprio da piazzale Clodio si registrano sviluppi, con la decisione dei pm di disporre (per il 28 marzo) una consulenza tecnica sul computer e sulla macchina fotografica di bordo della petroliera Enrica Lexie, sulla quale erano imbarcati i marò. Attraverso il computer, sul quale sono registrate le conversazioni tra il comandante dell’equipaggio e l’armatore, nonchè le comunicazioni fatte dagli organismi italiani, e la macchina fotografica, sulla quale sono memorizzate le immagini del presunto attacco di pirati, gli inquirenti vogliono ricostruire quanto accaduto.

Una ricostruzione, comunque, parziale, visto che nel fascicolo mancano ancora i risultati delle autopsie dei due pescatori, le perizie balistiche, le prove di sparo sulle armi di Latorre e Girone ed i resoconti dei testimoni indiani. Documenti sollecitati in due rogatorie internazionali alle autorità indiane, ma che non sono ancora arrivati. Agli atti dei pm Capaldo e Ceniccola ci sono le versioni fornite dai due maro’, (”abbiamo sparato 7-8 colpi in mare per scoraggiare l’avvicinamento di un’imbarcazione diversa da quella mostrata dalle autorità indiane”) e il racconto degli altri quattro fucilieri del Nucleo militare di protezione, che hanno detto di non essere stati testimoni diretti dell’accaduto. In pratica, di non aver visto niente.

Dall’India, intanto, continuano ad arrivare bordate.

– La posizione italiana sulla questione dei marò ha gettato un’ombra sulle relazioni fra i due paesi – ha ribadito il premier indiano Manmohan Singh. In una lettera al governatore del Kerala, il premier ha ripetuto che l’Italia trattenendo i due ha violato ”tutte le norme del contesto diplomatico”. Singh ha detto di condividere il sentimento di indignazione nazionale e assicurato che tutte le opzioni diplomatiche e legali saranno esplorate per riportarli indietro e processarli.

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