Siria, Onu indaga su armi chimiche

BEIRUT  – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sul presunto uso di armi chimiche in Siria, di cui regime e ribelli si sono accusati a vicenda. Ieri, in serata, un attentato avvenuto in una moschea di Damasco ha ucciso una ventina di persone, tra le quali un alto dignitario religioso sunnita considerato su posizioni filo-regime Assad. Lo sceicco Mohammed Said Ramadan Al Buti, che aveva più di 90 anni, stava tenendo un sermone nella moschea Al Iman nel quartiere di Al Mazraa quando un attentatore suicida, secondo la televisione di Stato, si è fatto saltare in aria.

La tv libanese Al Manar dell’Hezbollah, il partito sciita legato a Damasco, ha detto che oltre venti persone sono state uccise. Secondo l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) oltre allo Sceicco hanno perso la vita almeno 15 fedeli. Nei suoi sermoni Al Buti aveva preso più volte posizione contro i gruppi jihadisti sunniti che si battono contro il regime del presidente Bashar al Assad, appartenente alla minoranza sciita degli Alawiti, e aveva invitato i ribelli a deporre le armi.

Intanto, secondo un’anticipazione del Washington Post, Ban Ki-moon si appresta ad inviare una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in cui afferma che i combattimenti fra truppe governative e ribelli a ridosso del confine con Israele stanno ”mettendo in pericolo la tregua” tra la Siria e lo Stato ebraico, tregua che regge da 39 anni. Gli Stati Uniti hanno accolto favorevolmente l’apertura dell’inchiesta dell’Onu sulle armi chimiche, che era stata chiesta, oltre che dagli Usa, Francia e Gran Bretagna, dallo stesso regime di Damasco. E da Gerusalemme il presidente Barack Obama ha avvertito che Washington non tollererà l’impiego di questi armamenti da parte del regime.

Ieri sono ripresi intanto gli scontri a Khan Assal, la località ad ovest di Aleppo dove ha sede l’accademia di polizia e dove il regime aveva denunciato due giorni fa il lancio di un razzo con testata chimica da parte dei ribelli che avrebbe ucciso 25 persone. Gli oppositori hanno invece affermato che i gas letali erano stati diffusi dall’esplosione di un missile Scud lanciato dalle truppe governative. Ban ha avvertito che si tratterà di un’inchiesta ”difficile” per la quale sarà ”essenziale la piena collaborazione di tutte le parti” e il libero accesso a zone in cui si combatte. E questo mentre il Paese si trova ”nel caos più estremo”.

– Ma proprio per questo – ha sottolineato il segretario generale -, occorre garantire la sicurezza della scorta di tali materiali.

Combattimenti e bombardamenti sono intanto segnalati anche dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) in molte regioni, compresi alcuni quartieri periferici di Damasco, in particolare quelli di Qadam e Jobar e nel campo profughi palestinesi di Yarmuk. Otto civili, aggiunge la fonte, sono morti per un bombardamento aereo sulla cittadina di Al Talbisa, nella provincia di Homs. L’alto rappresentante per la politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha infine condannato come ”una violazione della sovranità del Libano”, giudicata ”inaccettabile”, un bombardamento di razzi governativi che nei giorni scorsi si sono abbattuti sul territorio libanese, da dove secondo Damasco avvengono infiltrazioni di ribelli.

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