MO: Effetto Obama, Israele autorizza los sblocco dei fondi Anp

TEL AVIV  – Effetto Obama. A pochi giorni dalla visita del presidente Usa, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato di aver autorizzato la ripresa del ”trasferimento delle entrate fiscali” raccolte per conto all’Autorità nazionale palestinese (Anp) in base agli impegni degli accordi di pace di Oslo del 1993. Somme congelate per ritorsione da Israele lo scorso dicembre a causa della richiesta dell’Anp, poi accettata, di essere riconosciuta come stato non membro delle Nazioni Unite.

La decisione è stata presa da Netanyahu nella riunione del Gabinetto di sicurezza, di cui fa parte anche il nuovo ministro delle Finanze Yair Lapid che ha dato disposizioni affinchè il passaggio dei fondi sia ”immediato”. Una boccata di ossigeno per le dissestate casse dell’Anp che sembra sia stata resa nota solo ieri, alla vigilia della Pasqua ebraica (Pesach), quando Israele si ferma per due giorni, per evitare -secondo il quotidiano Haaretz – possibili reazioni da parte di deputati nazionalisti.

Si tratta del secondo ‘accomodamento’ gradito all’alleato americani da parte di Netanyahu dopo le scuse offerte pochi giorni fa al primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, per la vicenda del sanguinoso assalto alla flottiglia di attivisti diretti a Gaza. Scuse criticate tuttavia dal ministro degli esteri in pectore Avigdor Lieberman, compagno di cordata del primo ministro al vertice della lista di destra che ha ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni di gennaio, in quanto sarebbero ”un’ammissione di colpa” e avrebbero a suo dire ricadute demoralizzanti sui soldati di Israele.

L’iniziativa sul ripristino del flusso delle entrate fiscali all’Anp è giudicata comunque da diversi commentatori un altro dei riflessi positivi del viaggio del presidente Usa. Ma anche della pressione del segretario di Stato John Kerry avviata subito dopo la sua nomina e proseguita negli incontri di questi giorni nella regione sia col confermato premier israeliano e col presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas). Una pressione che ha tenuto conto dell’appello lanciato dall’Anp – prima della visita di Obama – alla comunità internazionale in cui si sottolineava l’urgenza della situazione dell’amministrazione palestinese e il rischio di un ”collasso politico” nei Territori dovuto allo ”strangolamento fiscale” di Israele.

Netanyahu già lo scorso fine gennaio aveva rotto l’embargo sul congelamento delle tasse palestinesi autorizzando una rimessa, unica, di 100 milioni di dollari a causa della ”difficile situazione finanziaria” dei Territori occupati, nel timore di contraccolpi negativi anche nelle attività delle forze di sicurezza dell’Anp. Ma questo non ha modificato il quadro e nelle settimane scorse è aumentata la protesta popolare in Cisgiordania per le precarie condizioni economiche di molti, a cominciare dagli impiegati pubblici, pagati con il contagocce. La decisione del governo israeliano appare peraltro di diverso spessore, ripristinando il normale flusso finanziario delle tasse riscosse per conto dell’Anp. E a Ramallah si spera che possa produrre un po’ di sollievo reale.

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