Colle e Governo: è ‘toto-nomi’

ROMA  – Giovedì riferirà al Quirinale dell’esito delle consultazioni. Ma alla vigilia degli incontri con i partiti politici, Pier Luigi Bersani tiene ancora ben coperte le sue carte. Il premier incaricato, spiegano, proporrà nomi nuovi, di provata competenza, per la sua squadra di governo. Un esecutivo di alto profilo che sia in grado di portare avanti ”un’azione coerente”. Con una certezza: niente ministri in quota Pdl. E se Silvio Berlusconi alza il tiro proponendo Angelino Alfano vicepremier di Bersani a suggellare ”l’abbraccio” tra Pd e Pdl, il segretario risponde con un sorriso e un invito a fare ”discorsi seri”.

Chi è più vicino al segretario del Pd sottolinea che è comprovata la sua capacità di non svelare le sue carte fino all’ultimo: così fece quando portò in Consiglio dei ministri la ‘lenzuolata’ di liberalizzazioni. Ma nel Transatlantico della Camera si fanno alcuni nomi. E la possibile composizione della squadra per palazzo Chigi si intreccia con le ipotesi per il Quirinale. Perchè se il premier incaricato sbotta che non è il momento di parlarne, il Pdl, con Alfano, torna a ribadire che si può ragionare sulla nascita di un governo Bersani solo con la più ampia condivisione nella scelta del presidente della Repubblica.

Nell’ottica della condivisione, sembrano allora perdere terreno profili come quelli di Romano Prodi o Massimo D’Alema, rispetto ad altri che potrebbero essere più graditi al centrodestra, come Giuliano Amato, Franco Marini o Sergio Mattarella. E Lamberto Dini?

– Noi non abbiamo offerto candidature – risponde Alfano. Mentre circolano anche nomi esterni alla politica come quelli dei giuristi Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky o Stefano Rodotà. Questi ultimi vengono citati tra i papabili anche per un incarico nel governo. Perciò quando ieri verso ora di pranzo si vede Rodotà uscire da Montecitorio, dove Bersani svolge le sue consultazioni, insieme all’ad delle Ferrovie Mauro Moretti, si fanno congetture. Si scoprirà poi che i due erano ospiti a un convegno, dove c’era anche il patron di Eataly Oscar Farinetti. Nessun incontro con il segretario.

Ma i nomi continuano a circolare. ”Chiacchiere”, taglia corto Farinetti. Alla Camera c’e’ anche Don Luigi Ciotti, che vede Bersani. ”Ecco un ministro”, sussurra un senatore del Pd quando lo vede. Ma lui nega, con una battuta: ”E’ da 42 anni che sono ministro della Chiesa”. Anche Roberto Saviano, che il premier incaricato ha visto sabato, agli inviti del Pd a un impegno diretto ha sempre detto no. Mentre c’è chi ipotizza una ‘chiamata’ per la giornalista Milena Gabanelli. Un esecutivo snello, immagina Bersani, con pochi politici (si parla sempre di Enrico Letta e Vasco Errani) e personalità di chiara esperienza. Profili economici hanno il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, il già ministro Fabrizio Barca, ma anche Carlo Dell’Aringa, esperto di diritto del lavoro, e Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria ora deputato Pd. E ancora, per il loro profilo si parla di Maria Chiara Carrozza, Ilaria Borletti Buitoni, Salvatore Settis e Carlo Petrini. Nel rincorrersi delle ipotesi, c’è infine chi chiede a Laura Puppato della ipotesi che sia il suo il nome per il Quirinale.

– E’ da restare senza fiato – risponde.

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