Corea del Nord minaccia: basi Usa nel mirino

TOKYO  – Dopo la minaccia di usare le armi nucleari per risponedere alle nuove sanzioni Onu, la Corea del Nord ritorna a pizzicare le corde della retorica e, con le truppe ”in assetto da combattimento”, prende di mira Stati Uniti e Corea del Sud. Missili strategici a lungo raggio e unità di artiglieria sono in stato di ”massima allerta”, pronti a colpire le basi americane sul continente e quelle alle Hawaii e a Guam, ha riferito l’agenzia Kcna rilanciando una nota delle forze armate.

La Corea del Nord non otterrà nulla con le minacce, che si tradurranno solo in un ulteriore isolamento, ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Il Pentagono, a stretto giro, ha invece ribadito di essere pronto ”a ogni eventualità” e condannato i propositi ”bellicosi”, sollecitando Pyongyang a smetterla di destabilizzare ”la pace nella penisola”.

Da questo momento il Comando supremo dell’Esercito popolare coreano ”è in assetto da combattimento N.1 (massimo possibile, ndr), così come le unità di artiglieria a lungo raggio, incluse quelle strategiche con i razzi a lungo raggio che possono colpire tutti gli obiettivi nemici negli Usa, come le basi continentali delle Hawaii e di Guam”, si legge nella nota.

L’annuncio è una nuova, eclatante risposta – concluso il periodo di relativa calma per il delicato avvicendamento ai vertici istituzionali della Cina (il principale alleato) – all’utilizzo da parte delle truppe Usa dei super bombardieri B-52 nel ciclo di manovre congiunte con Seul e denominate ‘Key Resolve’, ritenute invece dal Nord come le prove generali di una vera e propria invasione.

”Dimostreremo con l’azione militare – dichiara il Comando supremo – la nostra ferma volontà, dell’esercito e del popolo nordcoreano, di difendere sovranità e dignità della suprema leadership del Paese”, colpendo direttamente ”le basi delle truppe imperialiste statunitensi e in altre zone operative del Pacifico nonchè tutti gli obiettivi nemici in Corea del Sud e nei suoi dintorni”, quindi anche il vicino Sol Levante.

Intanto la Cina, mentre prende quota l’ipotesi di sanzioni da Giappone e Australia contro la nordcoreana Foreign Trade Bank per prosciugare le fonti di finanziamento dei progetti nucleari, ha invitato ”tutte le parti in causa” a esercitare una maggiore ”moderazione”: richiesta non nuova per Pechino e maturata dopo le nuove dichiarazioni bellicose di Pyongyang.

Il ‘giovane generale’ Kim Jong-un, salito al potere nel Nord nel dicembre 2011, ha guidato un’operazione di sbarco di unità combinate, nella quarta giornata consecutiva di esercitazioni e ispezioni, a rafforzare il ruolo di ‘supremo comandante’. Al Sud, invece, la presidente Park Geun-hye ha esortato la Corea del Nord a rinunciare alle armi nucleari e alle ambizioni di sviluppo di missili, incamminandosi in un autentico percorso di trasformazione in un ”soggetto responsabile della comunità internazionale”. Un invito, l’ennesimo, fatto nel corso della cerimonia al cimitero nazionale di Daejeon per il terzo anniversario dell’affondamento della corvetta Cheonan, attribuito a una siluro del Nord (che ha sempre respinto ogni accusa) e costato la vita a 46 marinai.

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