Terzi si dimette: sui maró, dissenso con il Governo

ROMA. ”Mi dimetto, in dissenso con il Governo”. Le parole pronunciate in aula alla Camera dal ministro degli Esteri Giulio Terzi spiazzano tutti. La decisione di lasciare la Farnesina per non essere stato ascoltato sul delicatissimo dossier dei maró – che lui avrebbe voluto tenere in Italia – non é stata concordata né con il premier, né con il Quirinale. E l’irritazione con la quale viene accolta dal Colle e da Palazzo Chigi è lì a dimostrarlo.

Il diplomatico Terzi questa volta ha deciso di andare dritto per la sua strada, senza avvertire nessuno. Neppure i più stretti collaboratori. Neppure i vertici della Farnesina. Scegliendo una strada definita ”irrituale” dal Quirinale: annunciare cioè in aula, alla Camera, durante un’informativa, la decisione di mollare tutto, in aperta polemica con il governo. Sorprendendo anche chi sin dall’inizio ha seguito accanto a lui il dossier, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, che non ha nascosto il suo dissenso.

– Sarebbe troppo facile dimettersi ora, io non abbandonerò la nave!.

Ora potrebbe aprirsi per lui un futuro da politico, visti gli apprezzamenti raccolti da tutto il centrodestra per un gesto definito ”coraggioso e dignitoso” e il ”mai dire mai” con il quale l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa ha risposto ad una domanda su una sua possibile candidatura. Il duro attacco di Terzi al governo, l’annuncio a sorpresa, lo stupore di Di Paola e poi, con il passare delle ore, quello di Monti, mostrano nell’aula di Montecitorio quello che alcuni deputati definiscono ”l’otto settembre del governo tecnico”, mettendo platealmente in scena la fragilità e le divisioni dell’esecutivo nella gestione di questa vicenda. E la sua debolezza. Una scena che ”sconcerta e stupisce” anche Napolitano, che ha seguito molto da vicino il dossier, soprattutto negli ultimi giorni, quelli in cui si è deciso di rimandare i due fucilieri in India per rispettare la parola data.

La lunga giornata di Terzi, l’ultima alla guida della Farnesina, inizia con una riunione con Monti e Di Paola, proprio per preparare l’informativa da leggere in aula. Riunione nella quale Terzi ribadisce tutte le sue perplessità sull’accaduto e, in particolare, sulla decisione di farli ripartire per New Delhi. E inizia a ”consolidare” la decisione di lasciare. Saltando però tutti i passaggi di rito in questi casi. Quando il ministro entra in Aula accanto a Di Paola, nessuno, nel governo, si aspetta di sentirgli pronunciare queste parole:

– Mi dimetto in disaccordo con la decisione di rimandare i marò in India. Le riserve da me espresse non hanno prodotto alcun effetto e la decisione è stata un’altra. La mia voce è rimasta inascoltata.

Il premier parla di ”stupore” per una decisione non preannunciata nonostante la riunione della mattina. E sale al Colle per confrontarsi con Napolitano, che gli affida l’interim agli Esteri. La bufera in aula è immediata, il centrodestra si schiera con Terzi e chiede a gran voce che sia Monti a ”metterci la faccia”. Annuncio che arriva poco dopo dallo stesso Monti:

– Domani riferirò alla Camera e al Senato sull’intera vicenda.

Ma ormai contro il premier e l’interno governo, da deputati vecchi e nuovi, arriva un fiume in piena di critiche, mentre la notizia delle dimissioni di Terzi diventa breaking news su tutti i siti indiani e dalle tribune di Montecitorio la moglie di Girone urla un disperato ”Riportate a casa mio marito!”.

– Il ministro degli Esteri si è dimesso, quello della Difesa si è scusato. Speriamo che Monti domani sia assolutamente chiaro perchè il fallimento della credibilità internazionale è sotto gli occhi di tutti – tuona il segretario del Pdl Angelino Alfano, mentre dalle fila del suo partito in molti chiedono che Di Paola e Monti seguano l’esempio di Terzi.

E anche dalla Lega Nord arriva la richiesta di dimissioni del premier, mentre Ignazio La Russa (Fdi) attacca il premier perchè, spiega, aveva ”il dovere di considerare il dossier marò una priorita’ ”. I neodeputati del M5S vogliono più ”trasparenza sulla vicenda”, chiedono che vengano rese pubbliche le garanzie fornite dall’India e si domandano se ci sono stati ”riferimenti diretti o indiretti con la vicenda Finmeccanica” nella trattativa sui marò. E se il segretario Pd Pierluigi Bersani si rimette ”alle parole di Napolitano”, il democratico Lapo Pistelli, durissimo, parla di ”8 settembre del Governo tecnico”.

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