Bin Laden, una nuova ricostruzione sulla morte: non era armato

NEW YORK  – Tra gli uomini all’ormai mitico ‘Team 6’ dei Navy Seal che la notte del primo maggio 2011 eliminò Osama bin Laden serpeggia la polemica, sempre più apertamente. E il risultato è che sull’uccisione dello sceicco del terrore è ora emersa una nuova versione, la terza, che però contrasta con le altre due, in particolare sulle armi che il capo di al Qaida avrebbe avuto più o meno a portata di mano.

Anche questa volta, a raccontare come andarono i fatti quella notte è, in forma anonima, uno dei 23 membri del commando. Ma la sua descrizione alla Cnn è sostanzialmente diversa in particolare da quella del suo commilitone che in una intervista pubblicata il mese scorso dal mensile Usa Esquire aveva detto di essere entrato per primo nella stanza dove Bin Laden era in piedi, con vicino a sè un mitra, e di avergli quindi sparato alla testa, due volte. Il militare, che nell’articolo veniva indicato come ‘the shooter’, lo sparatore, ha poi affermato di aver lasciato le forze armate nel settembre scorso, perdendo la copertura sanitaria e la pensione.

Nel racconto raccolto ora dalla Cnn, un membro del Team dice che a salire le scale verso il secondo piano della villetta di Abbottabad furono tre Seal. Il primo di loro, descritto tecnicamente come il ‘point man’, vedendo lo sceicco affacciarsi dalla porta della sua stanza aprì immediatamente il fuoco, colpendolo alla testa. Subito dopo, il ‘point man’ entrò nella stanza e senza esitazione immobilizzò le due donne che vi si trovavano, nel timore che potessero avere indosso delle cinture esplosive. Gli altri due compagni lo raggiunsero e vedendo bin Laden in terra lo finirono con dei colpi di arma da fuoco, al torace. Ma a contrastare in modo particolare è anche il dettaglio delle armi a disposizione di bin Laden, perchè secondo la nuova versione il capo di al Qaida non le aveva nella sua stanza, ma bensì in bagno, su una mensola sopra alla porta. Questa nuova versione è abbastanza simile a quella emersa per prima, in un libro dal titolo ‘No Easy Day’, scritto da un ormai ex Seal di quel Team, Matt Bissonette. La più improbabile appare quindi quella dello ‘shooter’, anche perchè prima del raid era stato raccomandato al team di ”non sparare al volto” di bin Laden, in quanto la cosa avrebbe reso difficile la sua identificazione. Lo ‘shooter’, inoltre, non avrebbe lasciato volontariamente le forze armate, ma sarebbe piuttosto stato “cacciato” essendo andato in giro nei bar di Virginia Beach, dove hanno sede i Seal, a vantarsi del suo ruolo nel raid.

La fonte citata dalla Cnn ha anche espresso la frustrazione del gruppo nel vedere in giro versioni inesatte di quella notte; ma il comandante del Team probabilmente aveva già previsto sviluppi del genere, poichè secondo alcune fonti, pochi giorni dopo il raid al presidente Obama avrebbe detto:

– Non importa chi sia stato a premere il grilletto, ciò che importa è ciò che abbiamo fatto tutti insieme”.

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