Il M5S, il nostro voto e il silenzio complice

Ignoranza o razzismo? Non sappiamo. Ma, certo, nell’uno o nell’altro caso non c’é di che essere orgogliosi. Il Movimento 5 Stelle ha fatto irruzione nella vita del Paese. E, oggi, non solo ne condiziona la stabilità politica, la governabilità e l’equilibrio istituzionale ma, con le dichiarazioni e la condotta dei suoi leader, pone l’economia sull’orlo del baratro. Così facendo, infligge un duro colpo alla credibilità del Belpaese nell’ampio contesto dello scenario internazionale; quella stessa credibilità che, nell’ultimo decennio, era stata gravemente danneggiata, e che il Governo Monti, non senza chiedere sacrifici agli italiani – e quindi anche a noi all’estero – era riuscito a ricostruire lentamente.

Non c’é dubbio. Il M5S deve il successo alla sua capacità di capitalizzare il malcontento degli italiani. Come l’ex premier Berlusconi, anche gli esponenti del “movimento” hanno detto e garantito ciò che gli elettori volevano ascoltare e sentirsi promettere. Non importa se poi, nel fondo, tutti sapevano che erano promesse impossibili. Ad esempio, la minaccia dell’uscita dell’Italia dalla zona Euro, senza meditare le conseguenze che anche la sola dichiarazione di principio in tal senso ha sull’economia e la qualità di vita degli italiani; o la riduzione del costo della politica, come se questo fosse l’unico problema dell’Italia. Nel fondo, siamo sicuri che gli italiani sarebbero ben contenti di moltiplicare il costo della politica se poi a sedere negli scranni del parlamento ci fossero politici onesti, capaci e non sprovveduti che, interrogati su argomenti banali come ad esempio le istituzioni europee – argomenti che si studiano poi a scuola – non sanno cosa rispondere. E’ accaduto, purtroppo, a qualche 5Stelle.

Ma non é questo ciò che realmente preoccupa gli italiani all’estero. Ad impensierire le nostre Comunità é l’atteggiamento degli eletti del M5S nei confronti di chi oggi vive l’Italia fuori l’Italia. E’ evidente che la maggioranza di chi milita nel M5S, e molti di coloro che oggi occupano gli scranni del Parlamento, non conoscono la nostra realtà. E’ sufficiente, a mo’ di esempio, la sterile diatriba sul nostro voto; voto che alcuni esponenti del M5S hanno insinuato non fosse valido ai fini del premio di maggioranza. Affermazione che assomiglia molto a quella della volpe di Esopo che, non potendo arrivare all’uva in quanto troppo alta nel vigneto, si limita a commentare tra i denti, con sdegno e delusione: “Troppo acerba per i miei gusti”. O, se vogliamo rispolverare un vecchio proverbio persiano: “il gatto che non può raggiungere la carne dice che ha cattivo odore”

Affermare che il M5S è il primo partito in Italia perché i nostri voti non contano, e quindi non possono sommarsi a quelli degli altri elettori, é un gesto di presunzione e di disprezzo verso le nostre Comunità. In altre parole, é considerare gli italiani all’estero cittadini di “serie B”. E’ una forma di discriminazione e di razzismo che, fortunatamente, la nostra Costituzione, redatta da uomini con una profonda cultura e coscienza democratica e umana, non contempla. Ma ciò dovrebbe essere chiaro in chi ha l’aspirazione di rappresentarci in Parlamento.

Altrettanto grave, comunque, é il silenzio quasi totale che ha accompagnato tali dichiarazioni. Ad esempio, quelle che il senatore del M5S, Airola Alberto, ha pubblicato sulla sua bacheca Fb.

“Continuo a ricevere lamentele perché il M5S si dichiara la prima formazione politica in Italia per numero di voti mentre invece il Pd ne avrebbe presi di più – scrive il senatore -. La questione é semplice: se diciamo che siamo la prima formazione politica per voti in Italia é corretto se però si considerano le circoscrizioni estere  il pd ha preso più voti. Peccato che i voti delle circoscrizioni estere non contino al fine  del premio di maggioranza e quindi tecnicamente in Italia siamo la prima formazione per numero di voti…!

Poche le voci di dissenso, le proteste contro tale discriminazione e menzogna. Troppo poche. Alcuni tra i nostri parlamentari ed anche qualche giornalista ma è ovvio che in casi come questi sarebbe necessario far ascoltare la voce corale delle nostre comunità. E per farlo sarebbe necessaria una vera e propria mobilitazione promossa dai rappresentanti dei vari Comites e CGIE. E’ a loro in ogni parte del mondo che ci rivolgiamo. Poco, ad essere sinceri, ci aspettiamo dai nostri rappresentanti del CGIE e del Comites di Caracas che, con le dovute eccezioni a cui va riconosciuto il merito del dissenso, sembrerebbero preferire lo studio di strategie in vista, purtroppo, di probabili nuove elezioni o l’organizzazione di riunioni carbonare fatte in gran silenzio forse per evitare che qualcuno possa fare domande scomode o semplicemente esprimere il proprio dissenso.

Atteggiamenti che devono iniziare a far riflettere i giovani e la parte migliore della nostra collettività anche in funzione delle prossime elezioni proprio di Comites e CGIE.

Ma nel mondo così come anche da noi ci sono altri Comites e altri esponenti di spicco che possono ricordare ai 5 Stelle non soltanto che gli italiani all’estero sono cittadini di serie A ma che spesso è grazie a loro, al lavoro e alle posizioni che si sono guadagnati in ogni dove, se il nome dell’Italia nel mondo riesce a brillare con lo splendore che merita nonostante le penose scivolate di alcuni rappresentanti politici italiani.