Il boom dei nuovi italiani, i giovani con le creste

ROMA – Cesare Prandelli li chiama i “nuovi italiani”. Tra loro possono celarsi i Mario Baruwah Balotelli e gli Stephan El Shaarawy di domani. ‘Giovani creste’ crescono.

Sono nati in Italia da genitori stranieri o qui sono giunti da piccoli, membri di una famiglia che poi ha messo radici. Il loro numero aumenta costantemente. Basti dire che nella stagione 2011-’12 i minori stranieri al primo tesseramento sono aumentati del 23,2 per cento rispetto alla precedente, passando da 7.657 a 9.434.

E mentre la politica discute su modi e tempi per concedere loro la cittadinanza tout court (ius sanguinis o ius soli?), il pallone può aprirgli le porte di quella sportiva, chiamando i migliori a vestire l’azzurro, con la trafila delle varie selezioni e fino a quella maglia che oggi vestono SuperMario ed ‘il Faraone’, idoli per tanti “nuovi italiani”.

Un vero e proprio ‘boom’ di giovanissimi – come evidenziano i numeri contenuti nel Report Calcio, elaborato dal Centro Studi della Figc (diretto da Michele Uva), in collaborazione con l’Arel – provenienti da 121 paesi. In testa Albania (1.685), Marocco (1.555) e Romania (1.460). Ma non mancano l’Africa (3.097), il Sudamerica (798) e l’Asia (589). Complessivamente il numero dei tesserati stranieri in Italia è cresciuto del 6,4%.

Sommando dilettanti, giovani di serie, professionisti, settore giovanile e scolastico si arriva a 50.204. Emerge l’aspetto del calcio come grande veicolo di integrazione sociale, se è vero che nel solo settore giovanile e scolastico i tesserati stranieri sono 34.868.

“In uno sport di squadra colore della pelle, culture e linguaggi si diluiscono nella passione comune – sottolinea Uva – accrescendo al ricchezza di tutto il movimento. E la multietnicità non può che aumentare la competitività. La Germania insegna. Nel 2007 il Governo tedesco ha lanciato il Piano Nazionale di Integrazione, coinvolgendo la propria Federcalcio. I frutti sono sotto gli occhi di tutti: si chiamano Sami Khedira, Mesut Ozil, Jerome Boateng. E’ questa la strada che vuole percorrere anche la Figc, con la certificazione delle scuole calcio e nuovi progetti per il calcio femminile”.

Un dato infine, tra i tanti contenuti nello studio, colpisce a conferma della popolarità di questo sport. Tra i maschi di 11-12 anni, su una popolazione di 579.678 unità i tesserati sono 150.706, ovvero il 26%. Oltre un bambino su quattro in quella fascia d’età gioca a pallone in un vero club, seppur giovanile, non solo nel campetto della parrocchia o ai giardini con gli amici.

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