Bersani-Berlusconi: AAA cercasi candidato per il Quirinale

ROMA  – Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi mettono da parte ambizioni e sospetti reciproci e, in oltre un’ora di colloquio a Montecitorio, si annusano per capire se davvero sul nome del prossimo presidente della Repubblica sia possibile trovare un’intesa che chiuda anni di contrapposizioni frontali. Un incontro interlocutorio, che prelude a contatti e nuovi faccia a faccia nei prossimi giorni, nel quale non si sarebbero fatti nomi ma si sarebbe deciso di individuare insieme il candidato migliore in una rosa di personalità dal profilo politico capace di gestire lo stallo istituzionale.

Dopo settimane di mediazioni tra i pontieri, il Cavaliere e il leader Pd hanno deciso di andare a vedere di persona le carte dell’avversario. Le premesse dell’incontro, tenuto in un ufficio off limit alla Camera e confermato alla stampa solo al termine, non lasciavano presagire nulla di positivo: il Cavaliere, andava dicendo ai suoi di non fidarsi di Bersani e che, nel caso in cui il Pd avesse tirato dritto su una personalità di parte come Romano Prodi, l’unica strada sarebbe stata il ritorno alle urne indicando anche nel 7 luglio una data possibile.

Dal canto suo, Bersani aveva appena ribadito all’assemblea del gruppo Pd che non c’è alcuno spazio per governissimi e che sul Colle i dem non avrebbero accettato ”ricatti o scambi”. Ma, pur se le distanze restano, l’incontro, ”tranquillo” anche nei toni, sostengono sia nel Pd sia nel Pdl, sembra aver convinto i due leader a ”tentarle tutte”, come dicono Enrico Letta e con parole simili Angelino Alfano, entrambi presenti alla riunione, per trovare un nome condiviso per il Quirinale.

Ad aiutare il confronto sembra sia stata la premessa, condivisa da tutti, di separare la partita del Quirinale da quella del governo, intreccio che solo due settimane fa aveva fatto fallire la prima trattativa tra Pd e Pdl. Per il Quirinale Bersani avrebbe rivendicato il dovere della prima proposta assicurando però che non si cercherà uno o più nomi di parte ma bensì capaci di ”unire” quante più forze politiche.

Sia il leader Pd sia l’ex premier si sono ben guardati dal fare nomi ”anche per evitare – spiegano fonti parlamentari – di bruciarseli a vicenda”. Ma l’identikit delineato è quello di un politico, con un’esperienza navigata nelle istituzioni ma anche un dimostrato equilibrio.

– Dobbiamo anche tenere in considerazione la parità di genere – avrebbe buttato là Bersani, non escludendo una candidata donna nella rosa.

A parlare di nomi si scenderà solo nei prossimi giorni e, a quanto si apprende, potrebbero esserci un altro paio di incontri tra i big, sicuramente uno a ridosso del 18 aprile se la trattativa andrà per il meglio. Ma sembra chiaro che, se intesa ci sarà, il punto di caduta sarà con molta probabilità, anche se nessuno fa nomi, un politico, come Giuliano Amato, Franco Marini, Massimo D’Alema o Emma Bonino, più che personalità più istituzionali.

– Un buon incontro – valuta Enrico Letta al termine dell’incontro – In un momento di grandi divisioni, il Pd sente la forte responsabilità che sul presidente della Repubblica ci sia un segnale forte di unità nazionale.

Il Capo dello Stato, concorda poco dopo Alfano, ”deve rappresentare l’unità nazionale e dunque non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano”.

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