La locomotiva cinese rallenta il passo

ROMA. – A sorpresa la locomotiva cinese rallenta il passo e si riaffacciano le ombre sull’effettiva forza della ripresa avviata dal Dragone sul finire dell’anno scorso. Nel primo trimestre di quest’anno, l’economia della Cina ha perso slancio con un Pil in crescita ‘solo’ del 7,7% su base annua, in controtendenza rispetto alle attese degli economisti che puntavano su un +8% e in rallentamento rispetto al +7,9% dell’ultimo trimestre 2012. Un risultato definito dagli analisti ”molto deludente” e ”carico di spiacevoli sorprese” per il futuro dell’economia globale – con l’inevitabile reazione negativa sulle Borse e la discesa delle quotazioni delle materie prime – soprattutto perchè rivela una inattesa fragilitá di quella ripresa appena partita dopo due anni di debolezza e che ha visto il 2012 chiudersi con un ritmo di crescita del 7,8%, il piú basso dal 1999. Per Pechino resta confermato l’obiettivo fissato dai nuovi leader di governo di un Pil al 7,5% nel 2013, anche se il premier Li Keqiang ha ammesso che ”il persistere di molte incertezze, sia sul fronte interno che estero, rendono la situazione generale piuttosto complicata”.

E’ un fatto che le recenti politiche espansive di Pechino, a base di misure di stimolo monetario, non sembrano piú avere l’effetto propulsivo visto in passato. E a peggiorare il quadro sono i dati di marzo sulla produzione industriale – cresciuta dell’8,9%, ben al di sotto del +10,1% atteso dal mercato – e sui consumi interni che si sono rivelati meno consistenti delle attese. ”Avevamo messo in conto un nuovo rallentamento dell’economia cinese, ma non prima della seconda parte dell’anno” osservano gli economisti di banca Nomura che ora vedono la possibilitá di ”una ulteriore frenata”. Cosí,la Banca Mondialeha limato le previsioni di crescita della Cina per quest’anno portandole dal +8,4% al +8,3%. Piú decisa la revisione degli economisti di JpMorgan e Royal Bank of Scotland che hanno tagliato le stime sul gigante asiatico al +7,8% dall’8,2-8,4% previsto in precedenza. E solo pochi giorni fa il presidente cinese Xi Jinping aveva rimarcato che i giorni ”della crescita molto veloce” visti negli ultimi 30 anni sono ormai alle spalle e che Pechino deve focalizzarsi su un modello di espansione piú sostenibile. Ma appena una settimana fa Fitch ha tagliato il rating della Cina da ‘AA-‘ ad ‘A+’, menzionando le debolezze strutturali dell’economia e mettendo in guardia Pechino sugli ostacoli per cambiare il modello di crescita: ”il processo di ribilanciamento” verso una economia spinta piú dai consumi ”potrebbe tradursi in una perfomance piú volatile dell’economia cinese”.

 

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