La difficile ereditá del “comandante Chávez”

CARACAS:- Il mandato di Nicolás Maduro parte tra forti tensioni. La presidentessa del CNE, Tibisay Lucena lo ha proclamato Presidente nonostante la richiesta dell’altro candidato Henrique Capriles Radonsky di attendere il riconteggio delle schede. Non solo, durante la cerimonia di proclamazione, Tibisay Lucena ha pronunciato un duro discorso nel quale ha contestato Capriles, accusato dai chavisti di tramare ”un golpe” e definendo inoltre ”una ingerenza” la presa di posizione degli Usa, che avevano sostenuto la richiesta di una verifica indipendente delle schede. Ma un messaggio analogo era arrivato anche dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA),  a nome della quale il segretario generale  José Miguel Insulza, ha messo invano a disposizione di Caracas una ”squadra di esperti elettorali internazionali, dotati di prestigio e ampia esperienza”.

Nel suo intervento dopo la proclamazione, lo stesso Maduro ha accantonato gli inviti alla pacificazione del suo primo discorso e ha attaccato a muso duro Capriles, che – a suo dire – porterebbe avanti ”un progetto borghese di natura imperialista”.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Prima é partito un “cacerolazo”, poi alcune persone sono scese in strada al grido di “frode, frode” e sono state respinte dai lacrimogeni della polizia.

Più tardi, alle 20, è partito un altro fortissimo cacerolazo che è durato più di un’ora in tutto il paese. I due leader, sia Capriles che Maduro, hanno esortato alla calma ma al tempo stesso hanno chiesto ai rispettivi simpatizzanti di partecipare a cortei e manifestazioni in programma per i prossimi giorni. Le accuse da una parte e dall’altra sono dure e la tensione è altissima. La rabbia potrebbe sfociare in violenza e ciò acuirebbe ulteriormente le divisioni tra venezuelani. La profonda mancanza di fiducia nell’imparzialità del Consiglio Nazionale Elettorale acuisce il senso di frustrazione nelle fila dell’opposizione e, come hanno detto anche alcuni osservatori internazionali. solamente una verifica dei voti può dirimere ogni dubbio e riportare la calma nel paese.

Nicolás Maduro avrebbe vinto con uno scarto dell’1,77 per cento di differenza sul suo contendente, il candidato dell’opposizione Capriles Radonsky.

Ma, secondo la coalizione dei partiti e movimenti dell’opposizione riuniti nella Mesa de la Unidad (MUD)  i conti non tornano e con toni energici e grande fermezza Capriles ha chiesto il riconteggio di tutti i voti scrutinati. In pratica si vuole verificare la corrispondenza tra il voto elettronico e quello cartaceo.

L’unico dato certo é che l’esito delle elezioni ha messo in evidenza la dolorosa lacerazione della societá venezuelana e il neo Presidente Maduro dovrá tener conto sia di questa spaccatura che delle crepe, sempre piú evidenti, all’interno del suo stesso schieramento. La sua candidatura, fortemente voluta da Chávez non era stata digerita facilmente da altri uomini forti del partito, in particolare dall’attuale Presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdato Cabello.

Il futuro appare come una strada tutta in salita per Maduro che, finita la bagarre della campagna elettorale,  dovrá ora dimostrare di essere all’altezza della fiducia riposta in lui dall’estinto Capo di Stato.

I margini di errore che puó permettersi sono minimi perché un suo passo in falso potrebbe mettere in crisi l’intero impianto ideologico dell’ex Presidente e causare un’implosione all’interno del chavismo.

Il giornalista e saggista Angel Cañizales ha detto: “Ora bisogna capire se il socialismo “bolivariano” rappresenta un progetto fattibile nel paese a medio-lungo termine”. E ha aggiunto: “In passato l’opposizione aveva fatto importanti passi avanti ma non era mai era riuscita a penetrare nella base del chavismo. Questo é invece quanto é avvenuto domenica ed é chiaro che si tratta di una svolta. É un chiaro segnale che nel paese é in corso un mutamento politico significativo”.

M.B.

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