Dopo le bombe arriva l’incubo “ricina”

NEW YORK – Torna il giallo e torna la psicosi proprio come nel 2001, nell’America ferita dopo le stragi dell’11 settembre: ‘’Vedere un torto e non denunciarlo vuol dire diventare un complice silenzioso della sua continuazione. Io sono KC e approvo questo messaggio’’, scrive Alessandra Baldini. Questo, secondo la Fox, il delirante messaggio contenuto nelle due lettere potenzialmente contaminate alla ricina e indirizzate da Memphis al presidente Barack Obama e al senatore repubblicano del Mississippi Roger Wicker, uno dei ‘ribelli’ che nei giorni scorsi ha consentito di sbloccare il dibattito sul controllo delle armi a Capitol Hill. Aerei kamikaze e antrace. Oggi bombe fatte con la pentola a pressione e ricina. Coincidenze? L’Fbi smentisce collegamenti come del resto non c’erano allora, ma l’inquietudine è la stessa, come allora quando le misteriose lettere omicide alle spore di carbonchio destabilizzarono un Paese ancora stordito dagli attentati di New York e Washington.

Ieri, mentre gli occhi dell’America erano puntati su Boston, una catena di convulsi annunci ha riportato l’attenzione su Casa Bianca e Capitol Hill. Nel 2001, a partire dal 18 settembre, e dunque a una settimana dalle stragi e i suoi quasi tremila morti, una serie di lettere contenenti le spore letali furono inviate alle sedi di grandi testate giornalistiche e a due senatori del partito democratico causando la morte di cinque persone e l’avvelenamento di altre 17 che avevano aperto le buste e le avevano inalate. Molte le piste seguite all’epoca, tra cui inizialmente quella del fondamentalismo islamico. Passavano gli anni senza soluzioni. Alla fine l’Fbi, scartata la pista fondamentalista, individuó nel microbiologo del laboratorio di Fort Detrick nel Maryland Bruce Ivins il killer misterioso. Ivins si era ucciso tre settimane prima e ancora oggi circolano dubbi sulla sua colpevolezza.

Era l’autunno della grande minaccia: nessuno apriva piú la posta, e in caso con le mascherine sulla bocca. La stessa ansia impalpabile di allora ha contagiato oggi gli Stati Uniti, di nuovo non piú invulnerabili dopo i morti della maratona. Le sostanze granulose ritrovate dagli esperti del Secret service nel centro di smistamento e controllo della posta presidenziale in Maryland erano affini e egualmente positive a quelle spedite nelle lettere a Wicker e a altri senatori tra cui Carl Levin, a quest’ultimo nel suo ufficio in Michigan. E intanto, mentre in Campidoglio scattava l’allarme e le squadre anti-bomba esaminavano pacchi sospetti negli edifici Hart e Russell del Senato, qualcuno ipotizzava un collegamento tra l’invio delle lettere e il voto della Camera alta sui background checks, i controlli preventivi su chi acquista armi. Poi l’allarme è cessato, ma giallo e ansia restano.