Quando la moda veste la politica

CARACAS: Nella libreria Kàlathos, all’ombra di un verde macchiato dal colore dei fiori che si fonde con le copertine dei tanti libri esposti, accarezzati e sfogliati dalle mani di chi ama perdersi nella lettura, la Fondazione Rosa e Giuseppe Vagnoni (Fundavag edizioni) ha presentato il libro “Con trazos de seda. Escrituras banales en el siglo XIX” scritto da Cecilia Rodríguez Lehmann, docente dell’Università Simòn Bolìvar.

Un libro che è frutto di una lunga ricerca, come è nello stile dell’autrice, e che, in forma ironica e sapiente ci mostra l’importanza dell’estetica nella vita politica e sociale del Venezuela, durante il secolo XIX. Come ben spiega l’autrice, il libro mette in evidenza come nelle riviste di moda dell’epoca gli scrittori fungono da mediatori tra uno stile che arriva da Parigi e le necessità politiche e culturali del paese. “Questa mediazione – scrive Cecilia – tende a modellare il corpo per arrivare a modificare il carattere e i valori dell’individuo.”

Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, se facciamo un’analisi dell’estetica dei diversi movimenti politici che ancora oggi determina e condiziona il modo di apparire dei simpatizzanti di una o un’altra fazione e crea tra loro un vincolo di appartenenza.

Il Venezuela che viene descritto nel libro “Con trazos de seda. Escrituras banales en el siglo XIX” è un paese poco abituato alle eccentricità della moda e che all’improvviso deve confrontarsi con il terremoto che comporta l’influenza dello stile europeo sia nell’arredamento sia nell’abbigliamento. La raffinatezza di quei paesi mette in rilievo la povertà estetica locale e scuote la società obbligandola a cambiamenti che, in un primo momento, creano sconcerto e resistenze.

Come ha detto lo stimato e conosciuto storico Elias Pino Iturrieta, presentando il libro di Cecilia Rodriguez Lehman, l’autrice “ si sofferma sull’analisi delle pagine che ci segnalano quell’arsenale di oggetti attraverso i quali si cerca di cambiare l’immagine dei venezuelani del secolo XIX affinchè capiscano, attraverso la mutazione della loro apparenza e del mondo esterno in cui si muovono, che nel loro intimo sta avvenendo un cambiamento di maggior trascendenza, frutto dell’ossigeno civilizzatore che avevano respirato con certo disagio fino a quel momento. La civiltà “liberale” ha bisogno di una vetrina, di una sorta di “Esposizione Nazionale” delle immagini e degli oggetti simile a quella che inaugura Antonio Guzmàn Blanco quando cerca di dare al suo paese una legittimità di appartenenza al mondo moderno; ma quella vetrina non può mai chiudere. Rimane esposta agli sguardi propri e altrui grazie all’esibizione di individui che scoprono una nuova forma di socializzazione, che si esprime nelle piazze, e che, pertanto, è destinata alla permanenza”.

L’esposizione di Elias Pino Iturrieta che diventa un saggio breve per spiegarne uno lungo, fa riferimento al titolo che parla di “Scritture banali del secolo XIX” e commenta: “Quelle “Scritture banali” non hanno ricevuto, né a quel tempo né dopo, la considerazione che meritano. Sono state giudicate come proposte minori, come una letteratura di serie b, che non può essere paragonata al resto delle produzioni dell’epoca ossia ai saggi, ai testi di storia, alla poesia, ai discorsi nelle efemeridi e ai primi racconti degli intellettuali. Sono stati sottovalutati nonostante forniscano indicazioni fondamentali per capire un’epoca e soprattutto per percepire i mutamenti della società. È come se offrire unguenti o acquistare sete, studiare i disegni dei modelli e decidere una nuova scollatura, non fossero d’importanza vitale in quell’epoca come anche in questa.

Per fortuna il libro di Cecilia Rodríguez Lehmann restituisce il giusto valore a questi scritti. La sua analisi di tre riviste di fondamentale importanza “El Canastillo de Costura (1826), La Guirnalda (1839) y El Entreacto (1843) mette in evidenza il vero fine degli editori che non si limita all’esibizione di stracci raffinati ma persegue il consolidamento di un progetto politico destinato a cambiare la vita dei venezuelani.

I manifesti politici, le polemiche intorno al destino del paese, e le idee dei pensatori del secolo XIX non possono essere capiti in profondità senza l’analisi di fogli apparentemente triviali che l’autrice recupera e valorizza. Sono pagine che non appaiono nelle antologie dei documenti più noti dell’epoca perché non sembravano sufficientemente importanti per esservi inclusi. Ora finalmente abbiamo restituito loro il posto che meritavano”.

Lo storico venezuelano continua a sottolineare l’importanza del libro di Cecilia Rodrìguez Lehman spiegando come riesca a farci vedere la metamorfosi della società venezuelana che piano piano si allontana dal grigiore nel quale era rimasta chiusa a seguito di una mentalità che si estendeva dal pulpito della chiesa all’educazione domestica perpetrata nelle case e che considerava una diabolica strada verso la perdizione tutto ciò che aveva a che fare con le danze, la musica, le scollature ed altre frivolezze.

“Con trazos de seda. Escrituras banales en el siglo XIX” è la testimonianza di una battaglia vinta poco a poco da una mentalità liberale che si riflette nei cambiamenti di una moda molto più osè che, grazie alle pubblicazioni, escono sommessamente da una clandestinità densa di sospiri, fino ad assumere piena autorevolezza con Ana Teresa Ibarra che diventa la splendida first lady di una rinascita nazionale”.

La presentazione del libro di Cecilia Rodrìguez Lehman è stata l’occasione per riunire un selezionato gruppo di intellettuali e scrittori che hanno approfittato l’occasione per dimenticare, almeno per un po’, aggressività e divisioni, e immergersi in quell’oasi di pace che solo offre l’arte in ogni sua specificità.

Per conto della Fondazione Rosa e Filippo Vagnoni ha parlato la sua presidentessa Andreina Melarosa che con emozione e soddisfazione per le mete raggiunte fino ad oggi, ha prima spiegato le ragioni che hanno portato alla scelta di un libro che è frutto di una lunga e accurata ricerca e che offre uno spaccato importante della società del 1800, e subito dopo ha parlato della nuova veste estetica che ha assunto Fundavag grazie al disegno della grafica venezuelana Waleska Belisario.

Andreina ha brevemente spiegato le finalità e i prossimi appuntamenti della Fondazione Rosa e Giuseppe Vagnoni (Fundavag ediciones) che presiede e che persegue essenzialmente due mete: diffondere storie e successi di chi ha dovuto percorrere la via dell’emigrazione e al tempo stesso quelle opere di autori nazionali che in un modo o nell’altro toccano tematiche che sono in sintonia con gli obiettivi sociali di Fundavag.

Ha ricordato che la prima pubblicazione di Fundavag edizioni, fatta insieme a BID editori, é stata la raccolta di poesie “Amantes”, dell’insigne poeta venezuelano Rafael Cadenas con testo scritto in italiano e in spagnolo. “Abbiamo partecipato a due pubblicazioni della Società Amici della Cultura Urbana – ha spiegato ancora la presidentessa di Fundavag – dal titolo “Portogallo e Venezuela: 20 testimonianze” di Yoyiana Ahumada Licea e “Exilios, poesìa latinoamericana del siglo XX” di Marina Gasparini.

La casa editrice di Fundavag ha pubblicato anche “Guiones solitarios” di Carmen Vincenti, “Cartas para Floria” di Joaquìn Marta Sosa, “El Arte de los aforismos” di Victor Guédez, libro che ha ricevuto, nel 2012, il premio come migliore libro sulla divulgazione dell’arte conferito dall’Associazione Internazionale di Critici d’Arte, capitolo Venezuela.

I prossimi appuntamenti prevedono: l’8 giugno la presentazione della raccolta di poesie “Para encantar tus ojos” di Luisiana Itriago, nipote della conosciuta poetessa Elizabeth Schon e a seguire una nuova edizione dell’antologia poetica venezuelana “Navegaciòn de tres siglos (1826 – 2013) di Joaquín Marta Sosa, un saggio su “La presencia de Francisco Isnardi en la conformaciòn de la Primera Repùblica” scritto da Edgardo Mondolfi e una ricerca sulla storia dell’Hotel Humboldt fatto da Joaquín Marta Sosa, Gregory Vertullo e Federico Prieto.

Fundavag fin dalla sua nascita sta sostenendo l’opera di grande valore umanitario che porta avanti l’istituzione “Hogar Virgen de Los Dolores” al fine di dare accoglienza e un futuro diverso a bambine, bambini e adolescenti abbandonati o in difficile situazione economica.

Mariza Bafile

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