Bankitalia: crisi dura per le imprese e le famiglie meno ricche

ROMA  – Le aziende ricevono i colpi più duri dalla crisi economica, mentre le famiglie riescono ancora a far fronte al pagamento dei mutui sebbene la loro ricchezza si eroda sia per il calo dei prezzi delle case che per le cessioni di attività e strumenti finanziari.

La Banca d’Italia nel suo rapporto individua nel calo del Pil la principale minaccia alla stabilità finanziaria del Paese, ma segnala anche elementi positivi ad esempio sul fronte della finanza pubblica, che puo’ vantare un avanzo primario, un sistema delle pensioni fra i pochi al mondo in equilibrio e un ritorno degli investitori stranieri sui titoli di Stato con ”flussi consistenti”. L’altra ‘colonna’ del sistema, le banche, accusa la crescita delle sofferenze sui crediti che, dopo la revisione delle stime del Pil, ora non accennano a diminuire. Tuttavia a Via Nazionale si rileva con soddisfazione come l’Fmi abbia riconosciuto di recente la solidità del sistema accogliendo anche i rilievi dell’istituto centrale sulla metodologia per calcolare l’incidenza sui crediti. Una visione che però ancora vizia e distorce molti analisti stranieri e i loro report, e che la Banca d’Italia cerca ora di correggere dimostrando come, se si escludono i prestiti coperti interamente da garanzie (come negli altri Paesi), la situazione migliori di molto.

Le perdite maggiori per gli istituti di credito arrivano così dal comparto delle costruzioni, campo in cui le banche sono anche esposte direttamente. Le imprese del settore mostrano i maggiori rialzi di nuove sofferenze. Una boccata d’ossigeno alle aziende italiane potrebbe arrivare dal pagamento dei debiti Pa purchè, ammonisce Bankitalia, vi sia una rapida attuazione e poi si rispetti il massimo di 60 giorni della direttiva Ue.

L’istituto centrale non vede poi un credit crunch maggiore a carico delle pmi, ricordando però che queste non possono far ricorso al canale delle obbligazioni. Più in generale le aziende vedono crescere la cautela delle banche nell’erogazione del credito. Gli istituti italiani in ogni caso, seppure aumentano la raccolta, non stanno restituendo i fondi erogati dalla Bce nei due maxi Ltro, ”vista l’incertezza” nell’accesso ai mercati all’ingrosso. Certo le banche aumentano gli acquisti di titoli di Stato (a fine 2012 erano 321 miliardi), ma la percentuale rispetto al portafoglio è del 44%, lontano dal 70% di fine anni ’90. La loro liquidità rimane vulnerabile a nuovi tagli del rating. Tornando infine alle famiglie, il rapporto quantifica in 17 miliardi la minore ricchezza finanziaria registrata nei primi nove mesi del 2012. L’indebitamento, già peraltro ridotto rispetto alla media internazionale, si riduce anche per effetto di meno mutui sottoscritti. La quota delle famiglie ‘vulnerabili’ (quelle in cui il reddito disponibile è inferiore alla media e i costi del debito superiori al 30% delle entrate) è stabile al 16%. La minaccia maggiore è così il prolungarsi della fase di contrazione del reddito.