Premier ottimista: asse con Parigi ma restano i nodi Ue-Merkel

BRUXELLES – Enrico Letta è ”ottimista” che l’Europa possa dare risposte concrete su crescita e lavoro; la Commissione Ue è ”fiduciosa” di poter chiudere la procedura per deficit eccessivo a carico dell’Italia; Francois Hollande è ”felice” per l’arrivo ”dell’amico Enrico”; e persino Angela Merkel conta di poter lavorare bene con il nuovo premier italiano. Eppure, al termine del tour che lo ha portato a Berlino, Parigi e Bruxelles, nessuno dei nodi aperti dal presidente del Consiglio sul tavolo europeo sembrano allentarsi.

Il colloquio con Frau Angela, al di là delle cortesie di circostanza, non registra passi aventi rispetto alle posizioni iniziali. La cancelliera, pur dicendosi pronta a favorire la crescita, conferma i suoi paletti: la disciplina dei conti non si discute, soprattutto nei Paesi con problemi di bilancio che non possono gonfiare il Pil con la spesa pubblica, ma devono piuttosto introdurre quelle riforme strutturali necessarie a rilanciare la competitività. Letta la rassicura sulla volontà di voler mantenere gli impegni assunti dal governo Monti sul fronte del rigore. Ma chiarisce di essere determinato ad usare il sostegno dato da una larga maggioranza al suo Esecutivo per ottenere dall’Ue risultati concreti su sviluppo e lavoro. Del resto il successo del suo governo dipende dalla capacità di svegliarsi dall”’incubo” disoccupazione (soprattutto giovanile), rimarca prima di lasciare Berlino alla volta di Parigi.

Ed è all’Eliseo che sancisce quell’asse che, con tutta probabilità, caratterizzerà la diplomazia europea nei prossimi mesi. E che lo porta ad essere ottimista sul futuro. L’intesa con Hollande è totale. Si capisce quando il presidente francese sceglie le parole usate da Letta in Germania per dire che ”l’Europa deve mettere la stessa determinazione che ha avuto sul rigore per rilanciare la crescita”.

L’italiano cerca di minimizzare le distanze con la cancelliera. Parla di ”clima ottimo”. Ma è chiaro che il suo alleato è altrove, come dimostra la calorosa stretta di mano con cui Hollande lo accoglie sui gradini dell’Eliseo. Tutt’altra atmosfera rispetto alla cordiale freddezza percepita a Berlino. La sintonia fra il socialista e il democrat è piena. Entrambi sottolineano quanto siano urgenti nuovi interventi a favore della crescita: i primi risultati concreti devono arrivare subito, al prossimo vertice di giugno. Le misure devono ancora essere discusse e valutate, ma nel frattempo si deve dar seguito alle decisioni prese. A cominciare dall’unione bancaria, su cui Letta insiste molto per abbassare i tassi d’interesse imposti alle imprese.

Anche sul fronte interno si può fare qualcosa. Modificare ad esempio la riforma Fornero, eliminando quelle ”rigidità” (in particolare sui contratti a termine) che certo non aiutano in una fase recessiva. Il tour de force si chiude a Bruxelles. Letta cena con il presidente del Consiglio Ue, Van Rompuy; fa colazione con il numero uno della Commissione, Barroso. Li rassicura entrambi: l’Italia manterrà gli impegni presi per uscire dalla procedura per deficit eccessivo. In cambio chiede però che le siano concessi quei ”margini di manovra” promessi ai Paesi virtuosi. Il deficit, comunque, resterà sotto il tetto del 3%, nonostante l’ambizioso pacchetto di misure annunciate in Parlamento: dall’Imu al congelamento dell’aumento dell’Iva. Come possa riuscirvi, però, non lo dice. Non ora, almeno; lo spiegherà nelle ”prossime settimane”. Segno che il lavoro con il ministro Saccomanni per trovare le coperture (con il coinvolgimento, inoltre, ”di tutta la maggioranza”) è tutt’altro che finito. Ecco perchè, quando Barroso si dice ”fiducioso” che Bruxelles possa presto archiviare la procedura aperta contro Roma, le sue parole suonano più come un monito che un auspicio.

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