Usa – Cleveland, orrore senza fine: Amanda, Gina e Michelle schiave sessuali

WASHINGTON. – Catene, lucchetti e corde, con cui Ariel Castro ha seviziato per lunghi anni le sue tre giovani vittime – secondo molti ridotte a schiave sessuali – erano a disposizione del padrone di casa e forse dei suoi due fratelli, che potrebbero però non essere coinvolti. Ufficialmente non si sa nulla di quanto è accaduto nella casa dell’orrore, in un’area residenziale di Cleveland. Tutta la zona è da due giorni off limits e gli agenti della scientifica del Fbi, con i loro camici bianchi, stanno esaminando ogni angolo della casetta in legno bianco, con tanto di bandiera di Portorico fuori dalla porta.

Trapelano tuttavia dettagli raccapriccianti: anche se la Polizia ufficialmente dice che non sono stati trovati resti umani nella casa, gli inquirenti stanno cercando cinque feti, frutto degli stupri ai danni di Amanda, Gina e Michelle. Sinora sono solo indiscrezioni, che però sono confermate dalla presenza di alcuni cani specializzati nel ritrovamento di cadaveri attorno alla casetta. Alcune fonti parlano di diverse gravidanze interrotte o da malnutrizioni o da percosse che avrebbero provocato aborti. Pare che solo una delle tre ragazze abbia subito nell’arco degli anni almeno due o tre esperienze di questo tipo. Secondo altre fonti, sembra che ogni ragazza vivesse rinchiusa e legata ognuna in una stanza diversa. E che potessero uscire solo una alla volta. Raramente era permesso loro di respirare all’aria aperta nel piccolo giardino del retro.

In attesa che i tre fratelli Castro ricevano una formale incriminazione, pare che stiano collaborando con gli inquirenti che li stanno interrogando ininterrottamente da due giorni. In una città ancora sotto shock per l’incredibile ritrovamento di lunedì scorso, è polemica aperta tra i vicini e la Polizia locale, accusata di non aver fatto abbastanza in questi lunghi anni per recuperare le ragazze. Secondo i vicini, almeno due volte le forze dell’ordine avrebbero ricevuto telefonate di allarme attorno a stranezze accadute in quella casa. Una volta quando fu vista una giovane completamente nuda nel giardino, un’altra quando un vicino, amico di Ariel, sentì una persona battere forte sulla porta, un po’ come accadde due giorni fa, quando Charles Ramsey decise di aiutare Amanda a fuggire.

Per il vicinato, gli agenti presero sottogamba queste segnalazioni. Ma il capo della polizia, Michael McGrath ha respinto ogni accusa, smentendo fermamente che i suoi uomini avessero ricevuto alcuna chiamata negli ultimi 10 anni. Emergono intanto altri dettagli incredibili sulla doppia vita dell’aguzzino: negli ultimi anni, questo ex autista di scuola bus, amato da tutti, si impegnò nella ricerca di Gina DeJesus, suonò il suo basso per raccogliere fondi, andò in giro in città con volantini con la sua foto. Tutto mentre la teneva richiusa a casa sua.

L’anno scorso, questo Dottor Jekyll e Mister Hyde dell’Ohio, partecipò perfino a una veglia per ricordare la scomparsa della ragazza, e cinicamente ebbe lo stomaco di consolare personalmente la madre, una vecchia amica di famiglia. Tragedia nella tragedia invece per Michelle Knight, la maggiore delle tre, oggi 32 anni. A differenza delle sue due compagne di sventura, è ancora ricoverata con fratture al viso e con danni all’udito per le botte ricevute. E due giorni dopo la liberazione non ha ancora voluto chiamare la madre, con cui ha avuto sempre rapporti pessimi.

Amanda intanto è tornata a casa tra l’affetto dei suoi cari. Sperano ancora nel miracolo, invece, i genitori di Ashley Summers, un’altra ragazza rapita nella stessa zona e nello stesso periodo delle altre. Michelle ha detto di aver sentito un’altra ragazza passare dalla casa. E i parenti sperano di poterla anche loro trovarla sana e salva.

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