Grillo vuole il referendum ma arriva lo stop di Pdl e sinistra

ROMA – Ancora non esiste una legge, e già contro lo ‘ius soli’ si è scatenata la richiesta referendaria di Beppe Grillo e anche la raccolte di firme della Lega Nord.

Proprio così: sul diritto alla cittadinanza per i figli degli immigrati, nati e cresciuti nel nostro Paese da genitori che qui lavorano, è chiamata ‘preventiva’ alle armi. I partiti, anche quelli al governo, si dividono – dopo l’uscita di Grillo sul blog – nonostante tante volte il Presidente Giorgio Napolitano, su altri temi ascoltatissimo, abbia chiesto a più riprese, l’ultima lo scorso dicembre nella Giornata internazionale del migrante, una legge per i minori ”già di fatto integrati nella nostra comunità”.

Continua, intanto, la ‘campagna’ di insulti contro il ministro Cecile Kyenge che vuole più diritti per i ‘nuovi italiani’. Questa volta sui muri di Pistoia le frasi razziste sono firmate da Forza Nuova. A Kyenge arriva la solidarietà del ministro Enrico Francescini e di tante organizzazioni antirazziste. Per ora sullo ‘ius soli’, ci sono solo 230 mila firme depositate a Montecitorio da sindacati e associazioni che vogliono la legge e hanno il sostegno ‘morale’ del Presidente della Camera Laura Boldrini che anche ieri ha sollecitato sul tema l’attenzione dei partiti. Grillo, invocando la ”concertazione con la Ue”, lui che dall’euro vuole uscire, e le urne, scrive che ”una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente”.

Oltre all’appoggio ‘esterno’ dei banchetti leghisti che saranno attivi dal week-end, il leader di M5S trova subito il consenso dei Fratelli d’Italia.

– Finalmente – dice il presidente di fdi Ignazio La Russa – una posizione chiara e condivisibile da Grillo: no allo jus soli salvo referendum. Ma siccome non esiste il referendum propositivo (Grillo evidentemente non lo sa!) bisogna che ci sia un impegno sin d’ora a promuovere un referendum abrogativo se la maggioranza votasse una legge siffatta.

Ma l’ipotesi è scartata dal vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, del pdl, che pur bocciando il referendum rassicura:

– Ci sono implicazioni di carattere sociale e culturale che non faranno mai dello ‘ius soli’ una legge dello Stato italiano.

Per il Pd, parla, tra gli altri, Livia Turco.

– Insisteremo con la nostra proposta: un bambino figlio di immigrati di cui almeno un genitore è in Italia da cinque anni, se i genitori lo scelgono, può avanzare domanda di cittadinanza che dovrà essere confermata dal diretto interessato al compimento del diciottesimo anno – spiega Turco.

Il referendum?

– Grillo sappia che noi non lo temiamo – conclude la ex ministro dem.

– Ho visto che Grillo aveva fatto un fotomontaggio in cui io sono con Ignazio La Russa; un modo per denigrare Sel. Lui non ha bisogno di un fotomontaggio perchè oggi si ritrova insieme alle opinioni di La Russa – attacca Nichi Vendola, leader di Sel.

Gli ‘ancora’ comunisti Paolo Ferrero del Prc e Marco Ferrando del Pcl, accusano apertamente Grillo di ”assecondare le spinte razziste” e di mostrare ”finalmente la sua natura reazionaria” e Antonio Ingroia di Azione Civile ritiene lo ‘ius soli’ una ”norma di civiltà” e la proposta avanzata dal ministro Kyenge ”l’unico aspetto positivo del governo Letta”.

Oltretevere interviene una voce di peso, quella del cardinal Angelo Bagnasco.

– La cittadinanza – ha detto il presidente della Cei – è un diritto fondamentale della persona e la politica deve trovare le forme concrete affinchè chi approda in Europa possa trovare l’integrazione che tutti si augurano e che è doverosa.

Per Nello Formisano di Centro Democratico, ”Bagnasco e il presidente Napolitano hanno ragione e Grillo ha perso una buona occasione per stare zitto”. Dal fronte sindacale, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni sottolinea che ”l’Italia è pronta per lo ‘ius soli’ e non c’è bisogno di nessun referendum”. I radicali, infine, entrano nel dibattito non per appoggiare Grillo ma per ricordare che il referendum in campo è quello che hanno presentato loro per abolire la Bossi-Fini.