Troppe distanze sulla riforma del voto. Governo pronto a sfilarsi

ROMA – L’unica cosa certa è che mercoledì prossimo il Parlamento darà il via alle riforme costituzionali con le mozioni della maggioranza. Sulla legge elettorale, invece, è caos. La sorta di ‘braccio di ferro’ che dicono essersi ingaggiato, tra Enrico Letta e Dario Franceschini da una parte, e, il Pd dall’altro, sta lasciando ai blocchi di partenza la cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’ per il ‘Porcellum’ che anche nell’ultimo vertice di maggioranza si era detto di voler far partire al più presto.

Così, ora, l’intenzione del governo sembra sia quella di ‘sfilarsi’, per affidare la pratica interamente alle Camere. L’idea, si spiega in ambienti di Palazzo Chigi, sarebbe quella di dire: fissiamo un termine (fine luglio) entro il quale Camera e Senato devono intervenire, poi vediamo che succede. A questo punto, il Parlamento sarebbe costretto a raccogliere il guanto della sfida anche per evitare di venire ‘commissariato’ poi dalla sentenza della Consulta che, nel giro di sei mesi, potrebbe intervenire a cambiare la legge Calderoli motivandone l’incostituzionalità.

Un coro di ‘Democratici’, a cominciare da Guglielmo Epifani, ribadisce che la strada maestra non è il ritocco che aumenta al 40% la soglia per far scattare il premio di maggioranza. Quello che vuole il Pd, infatti, è il ritorno al Mattarellum. Punto e basta. Lo sostengono Luigi Zanda e Anna Finocchiaro. Lo ribadisce Roberto Giachetti e la lista di parlamentari ‘pro-Mattarellum’ da lui promossa si allunga di ora in ora toccando già quota 94. Il timore è che alzando la soglia al 40% (e basta) si facciano solo gli interessi del governo che così sarebbe ‘condannato a vivere’ visto che nessuno vorrebbe più tornare al voto anticipato sapendo di non poter vincere. E il sospetto più grave, che serpeggia tra i ‘Democrat’, è che in questo lasso di tempo gli ex Dc al governo potrebbero provare a formare un grande partito di centro che raccolga anche parti di Pdl e Scelta Civica per ripresentarsi alle prossime elezioni. A scapito del Pd.

Franceschini però respinge ogni sospetto e risponde con durezza anche a Renzi che da giorni parla di ‘Porcellinum’ riferendosi alla ‘mini-modifica’.

– Mi domando perchè vengano alimentati continuamente dibattiti su cose inventate come questa storia di un presunto accordo interno al governo sui ritocchi minimi al porcellum – afferma -. Non esiste alcun ‘porcellinum’.

Nella riunione di maggioranza, ricorda, si era solo auspicato che nelle mozioni di mercoledì ci fosse un impegno a cambiare la norma Calderoli entro il 31 luglio. Sul resto, osserva, ”il Parlamento è sovrano”, ”basta alimentare tensioni inutili”.

Molti, anche nel Pdl, sperano che le fibrillazioni servano in realtà a non far nulla, così, nel caso in cui il governo cada, si torni alle urne sempre con il ‘Porcellum’. Ma questa è una ”pura illusione”, si ribatte nel governo, perchè ”nessuno mai consentirebbe di riandare a votare con una legge in odore di incostituzionalità. Pertanto ”si mettano l’anima in pace: prima o dopo le riforme costituzionali, la legge andra’ cambiata”. E a proporre una modifica al ‘suo’ testo è lo stesso Calderoli che vorrebbe inserire una soglia ‘variabile’ a seconda dei voti presi. La verita’, si insiste nel Pd, è che, volendo, i voti per ripristinare il ‘Mattarellum’ potrebbero anche esserci. Scelta Civica e Sel, infatti, ci starebbero e se M5S ”facesse ciò che dice”, ci starebbe anche lui. E alla fine anche la Lega ”potrebbe starci” visto che gli elettori chiedono da anni il ritorno alle preferenze.

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