La Germania vede la ripresa, la Francia spera, l’Italia frena

ROMA  – Ripresa a tre velocità dalla peggior recessione europea dal dopoguerra: la Germania già vede una luce in fondo al breve tunnel che l’ha vista comunque sfuggire alla recessione tecnica, la Francia spera di uscirne, l’Italia c’è ancora dentro fino al collo e rischia di compiere il secondo anniversario di crescita negativa a fine anno, accompagnandosi a Paesi come Portogallo e Spagna. E’ il quadro, frammentato e disomogeneo, che emerge dai dati macroeconomici più recenti. In un primo trimestre di crescita ancora negativa per Italia (-0,5%, in recessione da ottobre 2011) e Francia (-0,2%, in rosso da aprile 2012), la Germania torna alla crescita con un +0,1%. Un numero inferiore alle attese e su cui pesa il calo della spesa per costruzioni e investimenti, che potrebbe far rivedere ulteriormente al ribasso la stima 2013 della Bundesbank (0,4%). Ma pur sempre un bagliore di crescita dopo un solo trimestre negativo (-0,7%) durante la crisi del debito, che non basta a certificare una recessione.

Se hanno ragione gli economisti che incolpano l’inverno particolarmente rigido, la crescita potrebbe accelerare nel secondo trimestre, trainata dal ritrovato ottimismo delle imprese (indice Ifo a marzo risalito a sorpresa per la prima volta in tre mesi a 105,7). Ma l’attività manifatturiera e i servizi rivelano una foto più sfocata, fermandosi a maggio sotto la soglia di crescita e segnalando una possibile stagnazione.

La Francia ha appena compiuto un anno di recessione, in ironica coincidenza con la presidenza Hollande. Parigi resta impantanata in contrazione, con il ‘Pmi’ a 44,3, ben sotto 50. Ma la fiducia delle imprese torna a salire per la prima volta in tre mesi. L’Italia continua ad essere frenata dalla gelata dei consumi, certificata da Istat (-0,3% a marzo) e che promette di proseguire visto che la fiducia delle famiglie scende anche in maggio (85,9 da 86,3). E il 2013 rischia di essere il secondo anno consecutivo di contrazione del Pil, come temono l’Ocse e il Fmi (-1,5%, con una ripresina nel 2014 (+0,5%). Incertezza massima, mentre prosegue il braccio di ferro sulla ricetta per rilanciare la crescita in Europa.

I fautori del modello giapponese che stampa moneta a ritmi senza precedenti potrebbero presto portare a casa un nuovo taglio Bce e misure per il credito alle Pmi. I sostenitori delle riforme strutturali per la crescita restano per ora a bocca asciutta. Francia e Italia spuntano una Europa meno improntata all’austerity, con concessioni sui tempi di riduzione dei deficit, anche se ogni decisione sulle misure di stimolo attraverso la spesa pubblica, avversate da Berlino e care a Roma, Madrid e Parigi, è rinviata al vertice Ue di giugno.

I mercati stanno a guardare, interrogandosi sull’esperimento monetario senza precedenti del Giappone. Dopo il crollo (-7%) dell’altro giorno, l’indice Nikkei di Tokyo ha chiuso ieri a +0,89% dopo una seduta turbolenta. Le borse europee restano negative (-0,65% Milano, -0,95% Madrid, -0,63% Londra) e gli spread tornano in tensione, con l’Italia che rivede i 275 e la Spagna i 300 punti base.