Squinzi: “Siamo in credit crunch”

MILANO  – Le imprese sono ”in una situazione precisa e specifica di credit crunch” e si confrontano con un Fisco ”iniquo”, che invece dovrebbe essere ”amico, senza lasciare campo libero al sommerso e all’evasione”. Giorgio Squinzi inizia la stagione delle assemblee territoriali di Confindustria, ma non è il solo a chiedere un sistema diverso: secondo la Confesercenti in media si lavora 162 giorni per pagare le tasse, ormai quasi la meta’ dell’anno.

– L’Italia si batte contro un sistema fiscale imprevedibile, perchè quello che va bene qui – dice Squinzi all’assemblea degli industriali di Varese – può non andare bene a Brescia: gli uffici sono giudicati sugli accertamenti che fanno, spesso non fondati. Avevamo la speranza che la riforma della delega fiscale venisse approvata nella scorsa legislatura e rimane una delle più grandi delusioni di questo primo anno alla guida di Confindustria: serve un Paese normale. Per alleviare le imprese dall’assenza di credito la prima cosa da fare è che la pubblica amministrazione paghi i propri debiti: la cifra di 130-140 miliardi è molto vicina alla realtà – aggiunge Squinzi secondo il quale i fondi liberati dalla fine della procedura di infrazione attribuita all’Italia per sforamento del deficit ”devono andare a pagare i debiti della pubblica amministrazione, è una vecchia storia”.

Il presidente di Confindustria non replica alla lettera di Mario Monti sul Corriere della Sera nella quale l’ex premier – affiancato recentemente in Scelta civica da Alberto Bombassei, ex competitor di Squinzi nella corsa alla guida di viale dell’Astronomia – lo accusa anche di non essere adeguato al ruolo. Così come nella vicenda dell’Ilva (”da tre mesi diciamo che è una partita decisiva”) preferisce rimanere cauto. Vuole insistere sui temi di politica economica cruciali per il sistema delle imprese (”se ci lamentassimo e basta non saremmo il secondo sistema manifatturiero europeo”), sui quali l’allarme è generale.

Secondo Confesercenti il ‘tax freedom day’, cioè il giorno nel quale, pagate tutte le tasse, si inizia a guadagnare per sé, nel 1990 scattava a maggio, mentre ora è scivolato al 12 giugno.

”Nel 2012 abbiamo appena segnato il record della pressione fiscale con il 44% e gia’ siamo pronti a superarlo con l’aumento al 44,4% medio atteso per quest’anno”, conclude l’associazione dei commercianti.