WOOLWORTH’S SIT-IN. Quel clamoroso 28 maggio 1963

WASHINGTON. – Un gruppo di militanti a favore dei diritti civili, bianchi e neri, immobili, con il viso imbrattato di maionese, ketchup e coca cola, versati da alcuni loro coetanei. Insultati e oltraggiati solo perchè colpevoli di sedere in alcuni posti riservati ai soli bianchi in un bar di Jackson, Mississippi, nel profondo sud ancora piagato dalla segregazione. Si tratta di una protesta non violenta che fece epoca, rimasta famosa come il ‘Woolworth’s sit in’, che accadde esattamente 50 anni fa. Ma la foto di quei ragazzi, diventata un’icona del movimento guidato da Martin Luther King, non ha perso la sua potenza espressiva. Una manifestazione che segnò una nuova tappa della lotta per l’uguaglianza tra bianchi e neri, un po’ come avvenne qualche anno prima con lo storico rifiuto di Rosa Parker di alzarsi dal suo posto sull’autobus.

Quella mattina, a testimoniare in modo radicale la loro lotta per l’uguaglianza furono alcuni ragazzi, bianchi e afro-americani, studenti del Toulagoo College, una università nera della capitale dello Stato. Calmi, freddi, senza accennare ad alcuna reazione, decisero di violare quella regola razzista dei posti separati. A quel punto furono circondati da decine di giovani bianchi. Chi urlava offese, chi cominciò a prenderli in giro. Poi la decisione di sporcarli gettando loro ogni tipo di bibita e cibo vario. Quindi qualcuno di loro andò oltre. Ci furono anche pugni e calci. Ma loro resistettero, stringendosi l’un l’altro, senza mai rispondere o reagire agli insulti e alle percosse.

Quella manifestazione non violenta arrivò in un momento caldissimo della lotta per i diritti civili: appena due settimane dopo quel clamoroso 28 maggio 1963, sempre a Jackson, venne ucciso Medgar Evers, il carismatico leader della National Association for the Advancement of Colored People. E proprio Evers, la cui moglie è stata spesso ospite di Barack Obama alla Casa Bianca, fu una delle menti di quella protesta nel bar. L’occupazione dei posti riservati ai bianchi faceva parte di una campagna che durò circa un mese. Oltre ad andare nei bar, si boicottavano i negozi di proprietà dei bianchi razzisti, o i locali in cui era norma che i clienti neri venissero serviti solo dopo tutti i bianchi presenti.