Riforme, pressing del Colle: Legge Elettorale resta priorità

ROMA  – Legge costituzionale, commissione di esperti e consultazione popolare. Sono i tre ‘fatti concreti’ con cui il governo Letta darà prova del suo impegno sul fronte delle riforme. Al più presto, già questa settimana. Con un’accelerazione che è una risposta al pressing del presidente Giorgio Napolitano perchè i propositi riformatori non rimangano impantanati nelle secche del dibattito tra i partiti.

E cosi’, mentre quel dibattito già si infiamma sul tema del semipresidenzialismo, il capo dello Stato riceve l’assicurazione che il governo farà quanto in proprio potere per condurre in porto le riforme, nell’orizzonte che si è dato: diciotto mesi.

Il premier Enrico Letta e i ministri Gaetano Quagliariello e Dario Franceschini varcano la soglia del Quirinale ieri mattina per fare un bilancio sul capitolo riforme al termine di un fine settimana in cui Napolitano è tornato ad esercitare con forza la sua azione di pungolo. Il presidente esorta il governo a ”non smarrire il buon ritmo” che si è impresso la scorsa settimana con il voto delle mozioni in Parlamento. A farsi forza trainante rispetto ai partiti. E la risposta del governo, assicura Letta, arriverà al più presto, con i fatti, con la determinazione a fare quanto occorre perchè il processo riformatore si metta in moto ed esca dalle pagine dei giornali per entrare nelle Aule parlamentari.

Tre i pilastri su cui verterà l’azione immediata del governo. Già oggi o domani un decreto del presidente del Consiglio dovrebbe nominare la commissione di esperti che entrerà nel merito delle modifiche costituzionali, con compiti soltanto consultivi. In queste ore si sta ultimando la squadra, con una ventina di membri (forse 25) scelti in modo da rispettare l’equilibrio tra le aree politiche (tra gli altri, si parla dei ‘saggi’ Luciano Violante e Valerio Onida). Il secondo passo sarà il varo in Consiglio dei ministri già questa settimana, forse venerdì, del disegno di legge costituzionale che disegnera’ l’iter delle riforme in Parlamento (dal ‘Comitato dei 40’ ai referendum confermativi). Infine al più presto partirà una consultazione popolare sulle riforme, per la quale si stanno studiando procedure che consentano il coinvolgimento di un’amplissima platea ma siano molto rigorose.

Nell’incontro al Colle i ministri hanno fatto con il capo dello Stato un punto su passaggi e tempi da rispettare perchè la road map si concluda entro 18 mesi. Non si è entrati invece nel merito degli interventi: l’intenzione di Letta come di Napolitano è tenersi fuori da valutazioni che spettano al Parlamento, nel confronto tra i partiti. Anzi, il premier ha fatto presente al presidente di non aver voluto, con la sua battuta sull’elezione del capo dello Stato ”con nuove regole”, aprire al semipresidenzialismo, ma solo indicare la necessità di evitare le storture che si sono viste negli ultimi mesi.

Motivo di preoccupazione sia per il Colle che per Palazzo Chigi resta però la legge elettorale. Il tema sarebbe stato lasciato in ‘stand by’. Perchè per ora non si può che prendere atto della mancanza di un accordo tra Pd e Pdl sulla ‘clausola di salvaguardia’ per cambiare subito il Porcellum. Insistere su questo punto, si ragiona, rischierebbe di bloccare le riforme. Ma certo sarebbe grave, secondo Letta, se la Consulta dichiarasse incostituzionale la legge ‘porcata’ nell’inerzia dei partiti. Sarà ad ogni modo la stessa sentenza della Corte a rendere un intervento non più procrastinabile.

Intanto, è sul semipresidenzialismo che infuria il dibattito tra i partiti. Il Pd, già lacerato tra chi sostiene il semipresidenzialismo (un’apertura condizionata arriva da Bersani) e chi invece vi si oppone, potrebbe discutere del tema nella direzione odierna. Dal Pdl arriva invece, con Renato Brunetta, un’apertura ad approvare nuove norme sul conflitto d’interessi insieme alla riforma presidenziale. Ma Beppe Grillo già annuncia barricate: “Berlusconi – accusa – vuol farsi eleggere presidente-duce d’Italia”.

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