SIRIA. Missile fa strage Qusayr sotto assedio

BEIRUT. – Un missile terra-terra ha seminato la morte ieri nella Siria settentrionale uccidendo almeno 26 persone tra cui – secondo alcune fonti – anche bambini mentre la tensione e le violenze si allargano al nord del Libano. E mentre prosegue la battaglia tra forze del presidente Bashar al Assad, sostenuti dai miliziani sciiti libanesi di Hezbollah contro i ribelli sunniti asserragliati a Qusayr, cittadina strategica nella Siria centrale. Per Mosca, che si era opposta alla dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per inviare aiuti umanitari a Qusayr, in quella zona le forze di Assad stanno svolgendo una “operazione anti-terrorismo”. Con lo stesso termine, la tv di Stato di Damasco ha reso noto che “numerosi terroristi sono stati eliminati” a Kfafhamra, località nei pressi di Aleppo, dove si è abbattuto uno dei missili balistici Scud sparati dalla base n.155 di Qutayfa, a nord di Damasco. Il missile, come riportato da fonti locali citate dagli attivisti anti-regime e non verificabili in maniera indipendente, ha ucciso almeno 26 persone, tra cui due bambini e tre donne. E a proposito di Qusayr, a sud-ovest di Homs, dopo che il Comitato internazionale della Croce Rossa rimane in vana attesa di un via libera per entrare in quel che rimane della martoriata cittadina, la commissaria europea per gli aiuti umanitari Kristalina Georgeva, ha detto che “la distribuzione di aiuto umanitario in Siria diventa ogni giorno più difficile. Sono frustrata dal silenzio che regna sul vuoto politico che circonda la guerra civile”. Il ministro degli esteri siriano Walid al Muallim ha assicurato che l’arrivo degli aiuti sarà assicurato solo “dopo la fine delle operazioni militari”.

Sul piano regionale, gli Stati Uniti hanno confermato l’invio in Giordania di una batteria di missili Patriot, usati tra l’altro per contrastare gli Scud, e di caccia F-16. Le armi saranno usate in un’esercitazione congiunta con l’esercito di Amman ma potrebbero rimanere più a lungo nel regno hascemita, alleato degli Usa e vicino a Israele e, soprattutto, minacciato da un’eventuale tracimazione delle tensioni siriane. Un rischio che nel nord del Libano e in una striscia orientale della valle della Bekaa è già realtà. Se sono ormai quotidiani i bombardamenti d’artiglieria nella regione di Aarsal, Hermel e Baalbeck, per la prima volta si sono scontrati nelle ultime 24 ore a est di Baalbeck miliziani siriani anti-regime e membri di Hezbollah. Le vittime sarebbero circa venti. Il Partito di Dio ha la sua roccaforte proprio nella regione di Baalbeck e dello Hermel. Da lì conduce la battaglia per la conquista di Qusayr. Dal canto loro, i ribelli siriani, sostenuti da un numero crescente di combattenti libanesi, si stanno ammassando nella regione di Tafila, a sud di Qusayr, con l’obiettivo di rompere l’assedio. In questo quadro, sono sempre più frequenti gli scontri tra le due forze. E mentre a Tripoli sale a sei uccisi il bilancio delle ultime 24 ore di violenze a sfondo politico-confessionale nel porto settentrionale libanese tra alawiti (branca dello sciismo a cui appartengono gli Assad) filo-Damasco e sunniti anti-Assad, due esponenti religiosi considerati vicini a Hezbollah sono sfuggiti ad altrettanti presunti attentati nel porto meridionale di Sidone. Sul fronte delle opposizioni siriane, la principale piattaforma degli attivisti siriani anti-regime ha annunciato il ritiro del sostegno alla Coalizione delle forze di opposizione in esilio in segno di protesta per il mancato allargamento della piattaforma a un numero maggiore di membri, rappresentanti del movimento interno di protesta. A guidare la fronda dissenziente della Commissione generale della rivoluzione siriana è la sua segretaria generale, Suhayr Atassi, già vice presidente della Coalizione e fino a domenica unica donna presente nei vertici della piattaforma sostenuta dall’Occidente, Turchia e Qatar.

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