Gambaro a giudizio. Grillo: “Da solo non ce la faccio”

ROMA – Adele Gambaro andrà a giudizio: lunedÌ i suoi colleghi parlamentari si riuniranno in seduta congiunta per valutare la sua espulsione per chiudere velocemente una partita che non giova all’immagine del movimento, già provato dai risultati elettorali. E da un sentimento generale di impotenza che Beppe Grillo annusa e che non gli piace affatto. Tanto che ieri notte ha inviato uno messaggio ai ‘suoi’ naviganti: ”fate sentire la vostra voce! L’Italia sta crollando”.

E lui, con le sue sole forze, sente di non potercela fare ad arginare la marea montante di attacchi. ”Non potete credere che io, con l’aiuto di una srl e con un pugno di ragazzi in Parlamento, possa combattere da solo”. Il paese e’ ”tenuto sotto sedazione da giornali e tv che fanno impallidire la censura sotto il fascismo” attacca Grillo.”Nessuno di questi predatori impuniti e dei loro lacche’ nei media vi puo’ dare lezioni”. Intanto, pero’, il caso della senatrice che si e’ spinta ad addossare la responsabilita’ della debacle elettorale amministrativa del M5S a Beppe Grillo, monta. E non solo per il colpo di scena che, dopo giorni di cautele e di insistenti inviti a farle prendere da sola la decisione di lasciare il gruppo parlamentare, arriva con l’annuncio dell’avvio dell’iter via blog. Iter, recita la comunicazione, che partira ”lunedi’ pomeriggio per valutare la proposta di cessazione dell’appartenenza al gruppo parlamentare, da sottoporre successivamente al voto decisivo della rete, cui spetta l’ultima parola”.

I senatori, colleghi della parlamentare sotto accusa, si sono riuniti in assemblea a palazzo Madama per valutare altre questioni e nulla sanno del comunicato ufficiale, a firma dei due capigruppo che si stanno dando la staffetta al Senato, Vito Crimi e Nicola Morra. La riunione è ancora in corso quando esce dal blog di Grillo la comunicazione dell’avvio dell’iter per il giudizio sull’ espulsione.

E cominciano a volare gli stracci. A palazzo Madama si levano urla, qualcuno ha la voce strozzata dall’arrabbiatura o dal pianto. Qualcuno sbatte la porta e se ne va. Lorenzo Battista è uno dei primi: non vuole parlare ma a stento nasconde la sua arrabbiatura:

– Dico solo che non posso essere messo a conoscenza di queste notizie a mezzo stampa.

Con lui se ne va Paola De Pin. Poi lascia anche Rosetta Blundo. Cristina De Pietro e Ivana Simeoni aprono la porta proprio dopo che si era sentito urlare un: ”ora basta”. La senatrice-questore Laura Bottici non si scompone:

– Non si tratta di espulsione si valuta la procedura di espulsione. Se uno sta male, è libero di uscire dal movimento.

La sorpresa dei senatori, invece, suffraga la tesi di quanti sostengono che la richiesta di valutazione dell’espulsione sia partita dalla Camera e non dal Senato. Un senatore lo sospetta”da noi non sarebbe accaduta una cosa del genere” dice. E i toni dei giovani colleghi di Montecitorio sembrano confermare.

– Certo che sono per l’espulsione, abbiamo perso già troppo tempo – taglia corto il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti.

“Sarò felice di ascoltare la sua versione e farmi raccontare il suo percorso interiore per arrivare a quelle dichiarazioni, poi, come è ovvio che sia, chiederò la sua espulsione” ironizza su Fb il deputato Manlio Di Stefano. Il gruppo di ‘dialoganti’ però è preoccupato.

– Spero che questa vicenda si sgonfi presto come un palloncino. Arrivare al voto mi sembra pericoloso: in questi casi sai come parti ma non sai dove arrivi –  afferma un po’ sconsolato Aris Prodani.

Di certo il caso Gambaro non gioverà ad arginare quegli attacchi che Grillo nel suo post ‘notturno’ lancia come un allarme e una chiamata ‘alle armi’.

”Non perdete la capacità di incazzarvi, non dovete” è il suo quasi grido di dolore. ”Io ho una voce sola, ora roca, dopo centinaia di comizi. I media, portavoce del Sistema, hanno attaccato con una violenza inaudita il Movimento. Le grandi firme, registi, cantanti pataccari si sono scatenati”. Ma, avverte Grillo, ”nessuno verrà a salvarvi se non cercherete di salvarvi da soli. Siete nove milioni di voci a cui è stata negata la democrazia, esclusi da qualunque decisione parlamentare. Come dei paria”.

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